L'accelerazione italiana verso Tripoli, puntando sul governo riconosciuto anche da Onu e Ue contro l'uomo forte di Bengasi in Cirenaica, il generale Khalifa Haftar appoggiato dalla Francia, si rafforzerà in questi giorni con la missione del presidente del Parlamento Europeo, Antonio Tajani. Un impegno del sistema Paese a livello nazionale e europeo in cui sotto l'ombrello Ue il titolare della Farnesina torna a essere protagonista col Viminale dopo che l'ex ministro dell'Interno Minniti aveva di fatto esautorato il predecessore di Salvini, Alfano. Con Salvini, anzi, Moavero si è coordinato: entrambi premeranno sull'inviato dell'Onu in Libia, Ghassan Salamè, domani a Roma, perché venga tolto l'embargo sulle armi al governo di Tripoli per un più efficace contrasto al traffico di migranti e per dotare Marina e Guardia Costiera di Tripoli di mezzi moderni, oltre che nel Fezzan, a Sud, di sofisticati sistemi radar per il monitoraggio del confine d'accordo con la rete di tribù dai Tuareg ai Tebu nella regione di Ghat, Awbari e Sebha.
I PROGETTI
Moavero cita non a caso il Trattato di Amicizia: lì dentro c'erano tutti gli strumenti necessari. Anzitutto l'impegno a realizzare progetti infrastrutturali di base (come l'autostrada costiera) per 5 miliardi di dollari con esborso annuale di 250 milioni l'anno per 20 anni da dividere a metà tra Italia e Unione Europea (Tajani sta ripetendo in questi giorni che l'Europa dovrebbe stanziare 3 miliardi più 3 per il Nord Africa, anche per scongiurare l'esodo di massa). Poi iniziative speciali come la costruzione di 200 unità abitative. Nero su bianco pure la restituzione dei crediti vantati dalle aziende italiane verso enti libici (non quantificati nel Trattato, anche se da parte italiana all'epoca si parlava di 620 milioni di euro solo in conto capitale). Cornice generale l'idea del partenariato strategico: dall'economia alla cultura, dall'energia alla difesa fino alla lotta al terrorismo e all'immigrazione clandestina. E allora Moavero ribadisce che il controllo delle frontiere della Libia «è un elemento essenziale della gestione del fenomeno migratorio, ed è anche essenziale agire nei paesi da cui partono i migranti».
L'Italia non rinuncia agli hot spot di raccolta e smistamento su territorio libico che Tripoli, al contrario, non vorrebbe. Moavero si schiera col governo di Al Sarraj pure sulla centralità che dovrebbe avere «nel settore finanziario-bancario e nel commercio degli idrocarburi», mentre Haftar ha conquistato la mezzaluna petrolifera e quei proventi li ha assegnati al governo illegittimo di Beida.
L'ATTENTATO
Ieri, intanto, terroristi non identificati hanno ucciso un ingegnere e un uomo della security in un impianto idrico della Libia sudorientale, sito di Tazirbu. Tre filippini e un sud-coreano sono stati invece rapiti in un altro impianto, quello di al-Hassouna.
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