Argentina, il Vaticano verso il “mea culpa” per i desaparecidos

Argentina, il Vaticano verso il “mea culpa” per i desaparecidos
di Roberto Romagnoli
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Venerdì 24 Aprile 2015, 20:48 - Ultimo aggiornamento: 25 Aprile, 19:49
Il conto alla rovescia per il “mea culpa” ufficiale della Chiesa per quanto fatto di male - complicità, adesione, silenzio - durante gli anni della dittatura in Argentina è partito. Potrebbe arrivare in concomitanza con il viaggio - ancora senza date - che Bergoglio effettuerà nel suo Paese nel 2016. Quindi, a distanza di 40 anni dall’inizio della dittatura e a 16 dalla prima richiesta di «perdono» per i «peccati» compiuti dalla Chiesa argentina in quegli anni fatta nel settembre 2010 dall’allora presidente dell’episcopato argentino, monsignor Estanislao Karlic.

Con il “mea culpa” per gli errori di una parte della gerarchia ecclesiastica arriverà anche l’apertura - in che modalità ancora non si sa - dell’archivio Vaticano per quel che riguarda i documenti relativi a prigionieri politici, desaparecidos, torture dal 1976 al 1983. Il Vaticano sta procedendo già da qualche tempo alla sistematizzazione e digitalizzazione di tutti i documenti in suo possesso. Lo stesso sta avvenendo in Argentina per quanto riguarda il materiale in mano alla Conferenza episcopale. Un lavoro che dovrebbe terminare entro un anno.

Un lavoro al quale il Papa argentino ha impresso impulso da oltre un anno e sul quale ieri c’è stato un incontro in Vaticano tra monsignor Giuseppe Laterza, l’avvocato della Segreteria di stato vaticana Vincenzo Mauriello, l’ambasciatore argentino presso la Santa Sede, Eduardo Valdes, Lita Boitano, presidente dell’organismo per i diritti umani “Familiari di desaparecidos e detenuti per ragioni politiche” nonché madre di due ragazzi (Miguel Angel e Adriana Silvia) inghiottiti nel 1976 dalla dittatura e leader storica delle madri di Plaza de Mayo.

«Ho sollecitato monsignor Laterza affinché il “mea culpa” arrivi il prima possibile» dice Lita Boitano, 83 anni, mentre in auto con l’ambasciatore Valdes si allontana dal Vaticano. «Mi aspetto un’autocritica la più umana possibile. E come me se lo aspetta tutta l’Argentina. Credo che questo potrei anche considerarlo come l’ultimo tassello della mia lotta quarantennale. Ma ovviamente non inseguo il “mea culpa” della Chiesa per me ma per Miguel Angel, Adriana Silva e tutte le altre vittime - uccise o sopravvissute - della dittatura argentina».

«Sarà un passo importantissimo - ammette anche l’ambasciatore Valdes - . E lo sarà soprattutto per la Chiesa. E’ evidente che siamo soddisfatti di quanto sta avvenendo, del dialogo instaurato che porterà a questo passo storico. Che porterà finalmente alla cicatrizzazione della ferita tra società e chiesa».

Mercoledì scorso durante la consueta udienza papale in Piazza San Pietro, Lita Boitano, ha avuto modo di sollecitare direttamente anche Papa Bergoglio. «Si è fermato davanti a me, l’ho afferrato per le braccia e non l’ho lasciato andare finché non gli ho detto tutto quello che dovevo dirgli - racconta -. Gli ho detto dei miei cinque anni vissuti a Roma durante la dittatura che mi fecero perdere la fede nella chiesa a causa del silenzio di Giovanni Paolo II, gli ho chiesto dell’apertura dell’archivio e dell’autocritica. Lui mi ha confermato “lo stiamo facendo”».