Covid Rovigo, Roberto muore a 64 anni: «Non usciva quasi mai, poi è arrivata quella maledetta polmonite»

OSPEDALE COVID Il San Luca di Trecenta ospita i malati più gravi
di Alessandro Garbo
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Giovedì 21 Gennaio 2021, 08:25 - Ultimo aggiornamento: 09:55

ROVIGO Roberto Baccaglini aveva 64 anni, era in perfetta salute, si stava godendo gli anni della meritata pensione, assieme alla bella famiglia che aveva costruito. Fino all’arrivo inatteso del Coronavirus quando, a partire da metà dicembre, la malattia si è insinuata in maniera subdola nella famiglia di Boara Polesine e, sempre in ambito domestico, i contagi si sono estesi. All’inizio qualche sintomo, come la moglie, poi la situazione ha iniziato ad allarmare i parenti, fino al ricovero di Roberto Baccaglini avvenuto il 28 dicembre all’ospedale di Trecenta. All’uomo nei giorni precedenti era già stata diagnosticata una polmonite bilaterale, nonostante la degenza in ospedale la situazione pareva sotto controllo.

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FULMINE A CIEL SERENO
Il rodigino aveva mantenuto spirito d’iniziativa, addirittura si era reso disponibile a mettere in contatto l’anziano compagno di stanza con i parenti tramite cellulare. Baccaglini era considerato come un paziente stabile: mangiava regolarmente, effettuava gli esercizi richiesti. All’improvviso però quella maledetta polmonite bilaterale stava iniziando a creare danni più seri: il quadro clinico è peggiorato dal 9 gennaio, quando il 64enne è entrato in terapia intensiva. Giorni di angoscia, fino alla triste chiamata dello staff medico che lunedì annunciava il decesso.
LA FAMIGLIA
È successo tutto troppo in fretta per la moglie Elisabetta, i figli Silvia e Mirko, i fratelli Luigino, Luisa e Ivana. Le parole della figlia Silvia rappresentano un monito alle persone che sottovalutano la malattia: «Papà e mamma sono sempre stati attenti e negli ultimi mesi avevano ridotto le uscite. Gli unici contatti mantenuti sono stati in ambito familiare: malgrado le attenzioni, il virus è entrato nella nostra famiglia, non è colpa di nessuno. Mamma aveva accusato qualche linea di febbre e quasi in contemporanea anche papà, la simultaneità ha fatto scattare il campanello d’allarme: entrambi si sono sottoposti al test e sono risultati positivi. I sintomi come la febbre e l’affaticamento sono aumentati, il livello di saturazione iniziava a presentare dei deficit, papà è stato curato a casa fino al 27 dicembre, poi si è reso necessario il ricovero». Roberto Baccaglini, a Trecenta, tocca con mano gli effetti devastanti del Covid, le parole del padre vengono riportate dalla figlia: «Lui ha visto una realtà inimmaginabile: la paura, la frenesia, il poco tempo per affrontare un’emergenza così: era come una guerra».
La famiglia vuole pubblicamente ringraziare tutto il personale medico «perché ognuno ce la sta mettendo tutta per risolvere l’emergenza». Roberto Baccaglini faceva l’autista, da quattro anni era in pensione. Si dedicava alla famiglia, alla pesca, al volontariato locale. «Faccio fatica a descrivere in poche parole quello che è stato, l’amore con cui ha cresciuto la nostra famiglia, la dedizione con cui si occupava del nipote Alessandro - continua Silvia - Era pronto a supportare qualsiasi iniziativa, collaborava con la parrocchia». I funerali oggi alle 11 nella chiesa di Boara Polesine. Al termine il corteo proseguirà per la cremazione a Ferrara.
 

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