Pd, Letta è a Roma per le ultime riflessioni: nodo Congresso e primarie

Pd, Letta è a Roma per le ultime riflessioni: nodo Congresso e primarie
di Francesco Malfetano
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Giovedì 11 Marzo 2021, 15:50 - Ultimo aggiornamento: 17:36

A volte ritornano. Enrico Letta sta per sbarcare a Roma e (forse) riprendersi il Pd. L'ex premier infatti, nel pomeriggio arriverà da Parigi, dove vive da anni, per trascorrere nella Capitale le ultime ore di riflessione prima di sciogliere la riserva sulla sua candidatura alla segreteria del Partito Democratico. Tirato spesso in ballo negli ultimi mesi come ipotetico successore di Nicola Zingaretti, non appena il governatore del Lazio ha annunciato il suo passo indietro, il 54enne è tornato ad essere al centro del piano di rilancio dei dem. Per i dirigenti del Pd Letta è l'unico in grado di cucire gli squarci piuttosto evidenti tra le numerose correnti interne che hanno sfilacciato il partito. Per questo è diventato oggetto di un pressing asfissiante da parte dei vertici dem. Un pressing talmente forte che, pur avendo spiegato, il 7 marzo scorso, di fare ormai «un'altra vita e un altro mestiere» (invitando anche l'Assemblea del Pd a riconfermare Zingaretti), ha finito con il far desistere il 54enne e valutare sul serio la possibilità di riprendersi il partito. «Ho il Pd nel cuore e queste sollecitazioni toccano le corde più profonde - ha twittato ieri - Ma questa inattesa accelerazione mi prende davvero alla sprovvista; avrò bisogno di 48ore per riflettere bene. E poi decidere». Quarantott'ore che avrebbero come scadenza definita proprio questa sera, al massimo domattina. I tempi d'altronde sono davvero stretti. L'Assemblea nazionale, da remoto, è stata infatti confermata per le ore 9.30 di domenica 14 marzo, con all'ordine del giorno il preciso mandato di eleggere il nuovo segretario del partito. 

Non è però tutto così semplice come possa sembrare. Letta non è uno sprovveduto (oltre ad essere stato presidente del Consiglio e oltre alla querelle con Matte Renzi che lo sostituì nell'incarico a febbraio 2014 con il celebre «stai sereno», il 54enne è stato tre volte ministro, vice-segretario del Pd e dirige l’Istituto di studi politici Science-Po di Parigi) e soprattutto ha voglia di rivalsa nei confronti della politica italiana. Per questo avrebbe posto due condizioni: una candidatura unitaria, ovvero con un sostegno più ampio possibile, e un mandato pieno con il congresso solo nel 2023 (scadenza naturale del mandato di Zingaretti). 

Il primo punto non dovrebbe trasformarsi in un grandissimo ostacolo. La fetta più grossa delle anime dem che si sono scornate negli ultimi mesi, sono disposte a convergere sul suo nome. Tutto il sostegno maturato da Zingaretti nell'ultimo congresso, quello del 2018, è pronto a riversarsi su Letta. Con (tra gli altri) AreaDem di Franceschini, Fianco a Fianco - la corrente che sostenne Maurizio Martina - e gli orlandiani di Dems l'elezione dell'ex premier a segretario sarebbe una formalità. Considerando che anche altre correnti minori e soprattutto la "squadra dei sindaci" che avrebbe voluto il governatore emiliano Stefano Bonaccini a capo del partito, si sono dette a favore di Letta, la partita sembrerebbe già chiusa nonostante le opposizioni di Base Riformista (gli ex renziani guidati da Lotti e Guerini che hanno un'ottima rappresentanza parlamentare, circa 30 uomini, ma non numeri altissimi al Congresso) e di altri - orfiniani in testa - che premono sulla definizione di un percorso congressuale da portare a compimento entro la fine dell'anno.

Un ruolo da traghettatore a corto raggio - che comunque finirebbe con avere un peso enorme nella definizione dei candidati per le amministritaive e dell'alleanza con il M5s, che sembra finirà con l'essere accontonata - che però non interessa Letta che infatti ha avanzato la richiesta di tenere il congresso nel 2023.

Il nodo quindi, è proprio questo. Anche perché a chiedere la definizione di un percorso congressuale, con delle primarie quindi, sono stati anche "simpatizzanti" lettiani come Goffredo Bettini (bisogna «garantire quel confronto nel Pd che non può ulteriormente attendere») e Gianni Cuperlo (serve «un percorso democratico, partecipato, per una discussione sull’identità di un Pd che va ripensato e ricostruito»). Come pure il capogruppo alla Camera Graziano Delrio («Fatto il piano vaccinale, a novembre-dicembre o dopo l'elezione del presidente della Repubblica» serve «un congresso che coinvolga la gente, che sappia rendere contendibile la segreteria»). Opposizioni che evidenziano ancora una volta come il Pd ribollirà ancora, anche se Letta dovesse accettare di diventarne segretario. 

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