UDINE - Dove non hanno colpito gli effetti della pandemia, ha colpito, e duramente, il clima. Le colture, soprattutto i frutteti, già provati dalla lotta alla cimice asiatica marmorata, oggi si trovano a fare i conti con una gelata che ha messo in ginocchio numerosi agricoltori. Se per i vigneti le perdite, finora stimate, vanno dal 5 al 30%, per gli alberi da frutto è stata una strage. “ La gelata ha colpito a macchia di leopardo – spiega Marco Lorenzotto, socio Coldiretti - Dove c’era più vento le culture si sono salvate. I danni sui vigneti hanno riguardato le varietà precoci (in particolare sugli impianti di prosecco), mentre per altre varietà è presto per fare una stima. Abbiamo fatto diversi trattamenti e ventilato durante la notte, ma sono soluzioni tampone – afferma – qualche vignaiolo ha anche acceso i fuochi, ma in certi casi hanno peggiorato la situazione. Servono candele specifiche che hanno costi piuttosto elevati”.
LA STAGIONE
Solo il tempo dirà come procederà la stagione tra i filari, ma questa gelata eccezionale ha messo in ginocchio i coltivatori di frutteti. Quasi azzerata la produzione di pesche di pere, anche alcune varietà di mele e kiwi hanno subìto danni significativi, così come quelli degli asparagi dove la stima iniziale è di una perdita che sfiora il 50%. Tra giovedì e venerdì la colonnina di mercurio ha segnato l’ultima notte sotto zero, con il rischio di ulteriori danni alle colture. “L’iniziale stima del 30% è quello che auspichiamo, ma purtroppo sarà molto più alta. Per alcuni l’annata è compromessa con danni irreversibili – sostiene un altro socio Coldiretti, Andrea Businaro – si andrà oltre il 50%. Ci siamo confrontati anche con i tecnici dell’Ersa che sono altrettanto preoccupati. I frutti sono necrotizzati e destinati a cadere. La gelata – riferisce – è arrivata nella fase più delicata della fioritura e chi non è dotato di impianti antibrina è stato danneggiato del tutto”.
ECCEZIONALE
Una gelata eccezionale, soprattutto per la durata. Freddo, ghiaccio e neve non sono insoliti ad aprile, ma stavolta le basse temperature sono andate avanti anche per 10 ore, troppo per gli alberi da frutto. “In 60 anni – dice Businaro – è la seconda volta che si arriva a questi livelli”.
TAVOLO
Ora gli agricoltori auspicano di sedersi presto a un tavolo assieme alla Regione e ai Consorzi di Bonifica per far arrivare l’acqua nei campi, in modo da poter installare gli impianti antibrina. “Sappiamo che il periodo è difficile per tutti i settori, ma ci sono aziende quasi monocoltura che quest’anno si vedono azzerare la produzione” e anche i premi assicurativi per questi eventi sarebbero troppo onerosi. Non che gli impianti antibrina non lo siano. Il costo si aggira tra i 50.000 e i 70.000 euro, “c’è un’esposizione importante per noi e se qualcuno non ci à una mano, rischiamo di perdere un intero comparto, già provato dalla presenza della cimice asiatica”.