Le parole di Trump sul dispiegamento dei sottomarini Usa vicino alla Russia hanno sorpreso tutti. Compreso il Pentagono e la Marina militare statunitense, che si sono poi rifiutati di commentare ai media americani che chiedevano informazioni quelle dichiarazioni di Donald. È estremamente raro infatti che le forze armate statunitensi discutano del dispiegamento e della posizione dei sottomarini statunitensi, data la loro delicata missione di deterrenza nucleare. Anche per questo gli analisti hanno definito la mossa di Trump «un'escalation retorica» contro Mosca, ma non necessariamente militare, dato che gli Stati Uniti hanno già sottomarini a propulsione nucleare schierati e in grado di colpire la Russia.
Così è nato lo scontro tra Medvedev e Trump
Ma facciamo un passo indietro. Giovedì Medvedev, ex presidente russo e vicepresidente del Consiglio di sicurezza russo da gennaio 2020, ha detto che Trump dovrebbe ricordare che Mosca possedeva la capacità di attacco nucleare dell'era sovietica come ultima risorsa, dopo che Trump aveva detto a Medvedev di «fare attenzione alle parole». «Sulla base delle dichiarazioni altamente provocatorie dell'ex presidente russo Dmitry Medvedev, ho ordinato il posizionamento di due sottomarini nucleari nelle regioni appropriate, nel caso in cui queste dichiarazioni sciocche e provocatorie siano più di questo», ha scritto Trump in un post sui social media venerdì. E poi ha aggiunto: «Le parole sono molto importanti e spesso possono portare a conseguenze indesiderate. Spero che questo non sia uno di quei casi».
Quando i giornalisti gli hanno chiesto perché avesse ordinato lo spostamento dei sottomarini, Trump ha risposto: «È arrivata una minaccia da un ex presidente della Russia e noi proteggeremo il nostro popolo».
I commenti di Trump sono arrivati in un momento di crescente tensione tra Washington e Mosca, mentre Trump è sempre più frustrato da quella che considera l'incapacità del presidente Vladimir Putin di negoziare la fine dell'invasione dell'Ucraina, in corso da oltre tre anni. «Abbiamo avuto numerose conversazioni proficue in cui avremmo potuto porre fine a questa storia e all'improvviso hanno iniziato a volare bombe. Putin forse vuole provare a prendere tutto in Ucraina, ma penso che sarà molto dura per lui», ha detto in un'intervista a Newsmax.
I sottomarini militari americani e la potenza nucleare
Trump non ha specificato cosa intendesse con «sottomarini nucleari». I sottomarini militari statunitensi sono a propulsione nucleare e possono essere armati con missili a testata nucleare, anche se non tutti lo sono. Hans Kristensen, della Federazione degli scienziati americani, ha osservato con la Reuters che i sottomarini nucleari statunitensi, parte della cosiddetta triade nucleare con bombardieri e missili terrestri, sono sempre posizionati per lanciare missili dotati di testate nucleari contro obiettivi in Russia. «I sottomarini sono sempre lì, in ogni momento, e non c'è bisogno di spostarli in posizione», ha detto.
Gli Stati Uniti dispongono di un totale di 14 sottomarini nucleari di classe Ohio, ciascuno in grado di trasportare fino a 24 missili balistici Trident II D5, ciascuno con un massimo di otto testate nucleari W88 o W76: 160 testate in totale, quindi. Le testate nucleari W88 sono da 475 kilotoni. Per contestualizzare: la bomba sganciata su Hiroshima era da 15 kilotoni. Secondo il gruppo di controllo degli armamenti della Nuclear Threat Initiative, vengono schierati contemporaneamente tra gli 8 e i 10 sottomarini della classe Ohio.
La «trappola del coinvolgimento»
Medvedev, vicepresidente del Consiglio di sicurezza russo, è uno dei falchi anti-occidentali più esplici del Cremlino da quando la Russia ha invaso l'Ucraina nel febbraio 2022. I critici del Cremlino lo «deridono» definendolo un irresponsabile scagnozzo, ma alcuni diplomatici occidentali affermino che le sue dichiarazioni illustrano il pensiero degli alti vertici politici del Cremlino. Prima delle ultime dichiarazioni di Trump, alcuni funzionari statunitensi avevano dichiarato alla Reuters che i commenti di Medvedev non erano stati considerati una seria minaccia, e non è chiaro cosa abbia spinto Trump a fare l'ultimo annuncio, al di là dello scontro pubblico tra i due sui social media.
Secondo Kristensen, Trump stava creando una «trappola del coinvolgimento» alimentando l'aspettativa che avrebbe potuto ricorrere alle armi nucleari se le tensioni con la Russia fossero ulteriormente aumentate.
Tuttavia, Evelyn Farkas, direttrice esecutiva del McCain Institute ed ex alto funzionario del Pentagono, ha minimizzato l'idea che ciò possa portare a un conflitto nucleare. «È solo un segnale. Non è l'inizio di uno scontro nucleare e nessuno lo interpreta come tale. E immagino che nemmeno i russi lo facciano».