«Nasrallah è Hezbollah, e Hezbollah è Nasrallah». Sintesi perfetta, quella dell’analista Hanin Ghaddar, di ciò che il leader del movimento sciita filo-iraniano libanese rappresentava da 32 anni, da quando era subentrato ad Abbas al-Musawi, ucciso da un missile Hellfire israeliano insieme alla moglie e la figlia. E siccome Hassan Nasrallah conosceva la pericolosità di Israele, dal 2014 non si mostrava in pubblico ma si spostava di bunker in bunker, apparendo alla Tv in comizi in cui dava sfogo a una travolgente capacità oratoria. Un leader “fantasma”, presente come nessun altro. Era riuscito a trasformare una banda terroristica «nell’attore non statale più armato del mondo» (rapporto 2018 del Center for Strategic and International Studies). Ma anche in uno Stato nello Stato libanese, con un esercito più potente di quello statale e una rete scolastica e sanitaria più efficiente e capillare. Nel 1997, suo figlio Hadi fu ucciso dagli israeliani. Nasrallah si ritirò per tre giorni, e alla fine ebbe una sola cosa da dire: «Sono felice di essere il padre di un martire». Adesso, lo è anche lui.
Nasrallah, chi è il braccio destro Safieddine destinato a diventare il capo di Hezbollah
LA SCALATA
Considerato dagli israeliani leader di formidabile intelligenza politica e militare, «il più abile e insidioso di tutto il Medio Oriente», era figlio di un fruttivendolo, nato nell’agosto 1960 in una famiglia con 9 fratelli originaria di Bazouriyé, villaggio sciita del sud.
IL POTERE
Con la guerra del 2006, quando Israele e Hezbollah si proclamarono entrambi vincitori, il ruolo e prestigio delle milizie sciite in Libano è cresciuto enormemente. E il solido legame con l’Iran ha garantito a Nasrallah e ai suoi guerriglieri un flusso costante di denaro e armi. Aveva un’autentica ossessione per la sicurezza. Prima di poterlo intervistare nel 2002, i giornalisti del New York Times vennero incappucciati e portati in giro per Beirut fino a perdere l’orientamento. Smontate pure le penne, per timore che l’inchiostro celasse esplosivo. Più volte Nasrallah aveva messo in guardia dagli smartphone, armi potenziali del nemico, e aveva voluto sostituirli con i più elementari cercapersone e walkie talkie. Scelta che si è rivelata sbagliata. Gli israeliani sono riusciti a manomettere le partite di pagers a farli deflagrare simultaneamente a migliaia, facendo strage di nemici. Dopo il 7 ottobre, Nasrallah aveva deciso per una guerra a bassa intensità ma continua, 150 razzi lanciati ogni giorno su Israele.
LA SUCCESSIONE
Si è auto-condannato a morte quando ha ribadito, dopo il “colpo” dei walkie talkie, che avrebbe impedito agli israeliani di tornare a casa al Nord. Adesso gli potrebbe subentrare il cugino per parte materna, Hashem Safieddine, 60 anni e strettissimi legami con l’Iran. Suo fratello, Abdallah, è il rappresentante di Hezbollah a Teheran, e suo figlio Sayyed Reza Hashim ha sposato Zeinab, figlia di una figura leggendaria per sciiti e iraniani: Qassem Soleimani, comandante della forza Quds dei pasdaran, ucciso per ordine di Trump. Il teorico dell’asse della resistenza “proxy”. A differenza di Nasrallah, si è mostrato più volte in pubblico, sostenendo il welfare del movimento e facendo da tesoriere e comandante militare al Sud. È un religioso, il turbante nero indica la discendenza da Maometto. Altro papabile, Naim Qassem, che formalmente è il vice di Nasrallah. Improbabile.
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