Ora, manca l'arma del delitto. La Guardia Civili sta cercando il coltello con il quale un ragazzo di 20 anni che potrebbe essere affetto da problemi di disagio psichico ha colpito a morte il piccolo Mateo, 11 anni, ucciso nella sua città a Mocejón (a 15 km da Toledo). La Spagna è ancora sotto shock a tre giorni dall'accaduto. Il presunto aggressore è già stato arrestato e avrebbe confessato il delitto poche ore dopo. Anzi, si è preoccupato di portare lui stesso gli investigatori sul luogo del delitto per mostrare come e perché ha avuto il tempo di cambiarsi i vestiti dopo l'omicidio.
Mateo ucciso a coltellate a 11 anni mentre giocava a calcio: arrestato un ventenne reo confesso. Si cerca l'arma del delitto
Mateo è morto, ucciso, senza una ragione apparente. Stava giocando con dei coetanei in un campo da calcio quando è stato accoltellato più volte da una persona incappucciata. I testimoni hanno allertato i servizi sanitari e le autorità, che non hanno potuto fare nulla per salvare la vita del piccolo Mateo. Il piccolo è deceduto a causa dell'arresto cardiorespiratorio conseguente alle coltellate.
A quanto pare, l'aggressore ha inseguito i bimbi con il coltello e ha raggiunto Mateo. Dopo quanto accaduto l'omicida si è dato alla fuga e per trovarlo la polizia ha schierato un dispositivo molto complesso tra Guardia Civile e Polizia Nazionale via acqua, terra e aria . A loro si sono uniti anche membri della Guardia Civile della Comunità di Madrid per trovare l'aggressore il prima possibile.
L'omicidio è stato domenica e l'aggressore è stato localizzato e fermato lunedì pomeriggio dagli agenti della Guardia Civil della città. Secondo i testimoni, i primi indizi indicavano un giovane tra i 16 ei 18 anni, biondo , con i capelli corti e di corporatura magra. Il manifesto diffuso dai residenti lo descriveva come un «ragazzo di statura piuttosto bassa, con una mano tatuata, forse senza maglietta e con una sciarpa che gli copre il volto».
Solo lunedì pomeriggio è stato arrestato nella città di Toledo. E a pochi istanti dal fermo ha confessato il delitto. Si tratta di un ragazzo di 20 anni, di corporatura magra e che potrebbe avere qualche tipo di disturbo mentale. E' stato lui ad accompagnare le truppe della Guardia Civil sul luogo dove si è cambiato d'abito dopo aver evitato di essere identificato. In questo stesso luogo gli agenti stanno cercando l'arma del delitto che ancora non è stata rinvenuta. Oltre alle telecamere di sorveglianza, anche il posizionamento del suo cellulare ha catturato la sua presenza sulla scena del crimine ed è stato fondamentale per localizzarlo successivamente.
La famiglia del minore ha sostenuto dopo l'accaduto di non avere alcun sospetto o indicazione su chi potesse essere l'aggressore o sui motivi che lo hanno portato a commettere tale atrocità. Inoltre ha sempre chiesto che nessuno venga accusato pubblicamente senza prove a sostegno. Anche il cugino del piccolo ha sottolineato che ora, come famigliari, si aspettano giustizia e non vendetta.
Rimane un mistero il movente dell'omicidio. E sono sempre più frequenti le indiscrezioni che parlano dei problemi di disagio si cui soffriva l'aggressore. Secondo 'El Español', il presunto assassino avrebbe una disabilità mentale del 70% . Inoltre, era conosciuto dai suoi vicini del paese poiché suo padre e sua nonna vivevano a Mocejón. Infatti, come riporta il giornale, due anni fa alcuni vicini di casa avevano allertato le autorità perché il giovane era molesto. «Lo abbiamo visto per le strade camminare da solo ed è venuto per provare a litigare con noi», ha detto uno dei vicini.
L'indagine non è chiusa e proseguono le ricerche per ritrovare l'arma dell'omicidio. Secondo fonti investigative citate da Abc, perquisizioni sono state effettuate in casa del padre e della nonna del presunto omicida alla ricerca dell'arma e dei vestiti che il giovane si sarebbe cambiato dopo il crimine. Il ragazzo, reo confesso, soffrirebbe di disturbi mentali, come avrebbe segnalato lo stesso genitore agli inquirenti. «Faccio appello a tutti coloro che si sono approfittati di questa disgrazia umana, come è la morte di un bambino, per riversare tutto il proprio odio nelle reti sociali, tentando di incolpare persone diverse per colore di pelle o religione, a essere umani e a comportarsi come tali», è stato il richiamo fatto oggi dalla prefetta di Castilla La Mancia, Milagros Tolon, in dichiarazioni ai cronisti. Tolon ha confermato il fermo del 20enne e due perquisizioni effettuate dalla guardia civile nel paesino di 5mila abitanti in Castilla La Mancia.