Clarissa Ward, inviata della Cnn intervista un prigioniero in Siria: ma in realtà era «uno dei torturatori del regime»

Il servizio ha subito suscitato sospetti tra i giornalisti siriani, per via delle condizioni dell’uomo, troppo in forma e ben vestito per venire da 3 mesi senza luce e cibo

Clarissa Ward, inviata della Cnn intervista un prigioniero in Siria: ma in realtà era «uno dei torturatori del regime»
di Raffaella Troili
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martedì 17 dicembre 2024, 00:07 - Ultimo aggiornamento: 18 dicembre, 10:32

Non sarebbe stato un prigioniero appena liberato ma uno spietato torturatore del regime di Assad. È scoppiato un caso all’indomani della diffusione di un servizio video che ha fatto il giro del mondo, della nota inviata di guerra dell’emittente americana Cnn, Clarissa Ward. È l’11 dicembre scorso: nelle riprese si vede la giornalista, accompagnata da un uomo armato, entrare in una prigione segreta di Assad a Damasco, tre giorni dopo la presa della città da parte dei ribelli e la caduta del regime siriano. E, dopo essersi aggirata nelle celle vuote, scoprire un prigioniero nascosto sotto una coperta in una stanza stranamente chiusa. La Ward visibilmente commossa, documenta l’emozione dell’uomo detenuto da 3 mesi, che alza le mani in alto spaventato, le stringe la mano e a passi incerti si avvia verso la libertà, mentre la troupe lo informa della caduta del regime e gli offre cibo e acqua.

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Ebbene, quell’uomo che ha detto di chiamarsi Adel Gharbal, siriano di Homs, e raccontato di esser stato in precedenza in un altro luogo di detenzione, forse era un impostore. Seppur ripreso da molte testate, il video ha subito suscitato sospetti tra i giornalisti siriani, per via delle condizioni dell’uomo, troppo in forma e ben vestito per venire da 3 mesi senza luce e cibo, poco verosimile anche la sua reazione alla luce. Ma quel che ha spinto la stessa Cnn, su input di Libération, ad aprire un’indagine interna sull’identità del “prigioniero” e sul servizio, è stato il sito siriano Verify.Syria specializzato nel controllare l’autenticità delle notizie e che fa parte del network International Fact-Checking Network di Poynter. Secondo Verify.sy il prigioniero scovato dalla Ward sarebbe Salama Mohammad Salama noto come Abu Hamza, «un ufficiale dei servizi di intelligence dell'aeronautica siriana, noto per le sue attività a Homs. I residenti del quartiere di Al-Bayyada lo hanno identificato perché spesso presente al posto di blocco all'ingresso occidentale dell'area, tristemente noto per i suoi abusi». Da alcuni testimoni è stato descritto come un corrotto ed estorsore, che avrebbe «preso parte a operazioni militari su diversi fronti a Homs nel 2014», «ucciso civili e detenuti e torturato molti giovani in città sulla base di accuse inventate o per costringerli a diventare informatori», forse anche perché si sarebbero rifiutati di pagare le tangenti. La giornalista britannica - che è a capo dei corrispondenti della tv americana - ha definito il suo servizio «una delle cose più straordinarie che ho raccontato nella mia carriera» e non ha commentato le accuse di falso, mentre la Cnn ha precisato a Libération che «nessuno, a parte il nostro team, era a conoscenza dell’intenzione di visitare l'edificio della prigione. Gli eventi si sono svolti così come si vedono nel servizio. La decisione di rilasciare il prigioniero è stata presa dalla guardia, un ribelle siriano. Abbiamo riportato la scena così come si è svolta, compreso ciò che ci ha detto il prigioniero, con una chiara attribuzione». In merito alle rivelazioni di Verify-Sy, Cnn ha detto di avere indagato sul passato dell’uomo e di essere al corrente che avrebbe potuto fornire una falsa identità. Comunque, la stessa emittente americana ha ammesso: «Stiamo continuando a indagare su questa vicenda e sul caso nel suo complesso».

LE INCONGRUENZE

Scrive il Daily Mail che gli abitanti di Homs ritengono che la detenzione dell’uomo è iniziata meno di un mese fa, legata a «una disputa sulla condivisione degli utili dei fondi estorti con un ufficiale di grado superiore». Inoltre, nonostante nel video il prigioniero dica «di essere rimasto senza alcun sostentamento per quattro giorni», Verify evidenzia come appaia «pulito, curato e fisicamente sano, senza ferite visibili o segni di tortura», assai improbabile dopo un isolamento di 90 giorni. Sempre secondo il sito siriano, Salama, ha tentato di ripulire la sua immagine dopo la caduta del regime, sostenendo di essere stato «costretto» a compiere i crimini per i quali era conosciuto. Avrebbe «disattivato i suoi account sui social e cambiato numero di telefono per eliminare prove del suo coinvolgimento in attività armate e crimini di guerra». Un altro episodio - protagonista la Ward - aveva fatto discutere: era diventato virale un video della Cnn in cui la reporter sdraiata a terra raccontava che si fosse messa al riparo perché era in corso un bombardamento al confine della Striscia di Gaza. Il video è stato poi smentito.

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