LE ACCUSE
L'inchiesta è scaturita da una verifica fiscale intrapresa dal nucleo di polizia economico-finanziaria nei confronti di una società di Prato che comercia materie plastiche, in particolare polimeri - sotto forma di granuli - ricavati dal petrolio. L'impresa pratese - pur sprovvista di idonea struttura imprenditoriale non avendo disponibilità di lavoratori dipendenti, depositi, magazzini ed attrezzature - nel suo primo anno di attività aveva conseguito «un rilevante ed anomalo volume d'affari», hanno evidenziato gli investigatori, pari a quasi 20 milioni di euro, omettendo il versamento di circa 4,3 milioni di euro di Iva. Le indagini delle Fiamme Gialle, estese ad altri soggetti economici di volta in volta emersi, hanno consentito di individuare e disarticolare un'associazione a delinquere operante a Prato, Livorno, Pistoia ed in altre località, dedita da circa sei anni a ripetute "frodi carosello".
Uno dei principali canali di vendita ed immissione nel mercato dei polimeri è risultata una società di capitali di medie dimensioni con sede a Livorno, «dallo straordinario start up», come lo hanno definito gli inquirenti, capace di vendere oltre 25 milioni di euro di materie plastiche in meno di tre anni. Nutrendo sospetti sull'origine fraudolenta dei grandi quantitativi commercializzati, il nucleo di polizia economico-finanziaria della Gdf Livorno aveva già avviato indagini per accertare l'effettiva provenienza dei polimeri, riscontrando le stesse anomalie individuate dai colleghi di Prato, con i quali sono state poi condivise le risultanze investigative così da contribuire alla completa ricostruzione del contesto illecito. La frode è stata realizzata secondo due differenti modalità, ovvero attraverso l'emissione e l'utilizzo di fatture soggettivamente ed oggettivamente inesistenti. Le imprese coinvolte sono complessivamente 24, di cui 6 'fornitricì con sede all'estero, 12 “cartiere”, 3 “filtro” e 3 “rivenditrii”.
La complessa ricostruzione delle operazioni commerciali, non totalmente esaurita, ha consentito di rilevare, ad oggi, un giro complessivo di fatture per operazioni inesistenti, emesse ed utilizzate, superiore ai 200 milioni di euro, con un'Iva evasa di circa 40 milioni di euro ed omessi versamenti di imposta per oltre 20 milioni di euro. Tuttavia tali importi sono destinati ad aumentare sensibilmente al termine della ricostruzione contabile in ordine alla posizione di altri soggetti economici che hanno partecipato alla frode, la cui documentazione è stata sequestrata oggi.
La Guardia di Finanza ha inoltre proceduto, come disposto dal giudice per le Indagini Preliminari, al sequestro preventivo finalizzato alla confisca dei beni e delle disponibilità riconducibili alle società ed ai soggetti coinvolti, fino all'equivalente del profitto dei reati accertati, corrispondente a 26.325.299 di euro. Le operazioni di sequestro riguardano molteplici proprietà immobiliari, terreni, autovetture nonchè le disponibilità finanziarie esistenti sui rapporti bancari intestati ai soggetti coinvolti
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