«Italia inadempiente su rifiuti e qualità aria»

«Italia inadempiente su rifiuti e qualità aria»
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Venerdì 5 Aprile 2019, 20:15 - Ultimo aggiornamento: 6 Aprile, 16:09
(Teleborsa) - Benino la raccolta differenziata e il riciclo dei rifiuti, ma la gestione dell'intero ciclo è ancora a rischio, come quello delle acque reflue urbane; male, anzi malissimo la qualità dell'aria. Sono i dati che emergono dall'Eir 2019 (Environmental Implementation Review), rapporto sulle politiche ambientali, nel capitolo dedicato all'Italia.

Le inadempienze nei primi due settori costano molto in termini economici al nostro Paese che deve pagare le salatissime sanzioni periodiche o giornaliere (come quelle da 120mila euro per la gestione rifiuti ed ecoballe in Campania), in applicazione di condanne della Corte europea di Giustizia; il prezzo maggiore però è quello della qualità dell'aria che costa 70.000 morti premature stimate a causa della cattiva qualità dell'aria nelle città o nei centri industriali.

Sui rifiuti, il rapporto riconosce la crescita nelle "percentuali di raccolta differenziata e riciclaggio dei rifiuti urbani nel corso degli ultimi sette anni", con una percentuale di riciclaggio (comprensiva del compostaggio) arrivata al 46% nel 2016. D'altro canto, negli ultimi tre anni si è registrato un leggero aumento nella produzione di rifiuti urbani, cosa che porterà a "ulteriori sforzi per rispettare gli obiettivi di riciclaggio dell'UE dopo il 2020".

Anche sulle acque reflue urbane il nostro Paese è in ritardo rispetto alla legislazione UE sulla raccolta e il trattamento adeguato, ma è sulla qualità dell'aria che l'Italia è molto inadempiente con "progressi limitati nella riduzione delle emissioni".

Le "misure di pianificazione (come le zone a traffico limitato), incentivi fiscali e miglioramenti tecnici alle automobili" non sono bastati: "nel 2016 e 2017 sono stati segnalati superamenti delle soglie massime ammesse sia per il particolato che per gli ossidi di azoto NO2", e questo principalmente a causa dell'eccessivo traffico stradale (con oltre l'80% degli spostamenti effettuati con auto private) e delle emissioni dovute a dispositivi di riscaldamento domestico inefficiente.
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