Le inadempienze nei primi due settori costano molto in termini economici al nostro Paese che deve pagare le salatissime sanzioni periodiche o giornaliere (come quelle da 120mila euro per la gestione rifiuti ed ecoballe in Campania), in applicazione di condanne della Corte europea di Giustizia; il prezzo maggiore però è quello della qualità dell'aria che costa 70.000 morti premature stimate a causa della cattiva qualità dell'aria nelle città o nei centri industriali.
Sui rifiuti, il rapporto riconosce la crescita nelle "percentuali di raccolta differenziata e riciclaggio dei rifiuti urbani nel corso degli ultimi sette anni", con una percentuale di riciclaggio (comprensiva del compostaggio) arrivata al 46% nel 2016. D'altro canto, negli ultimi tre anni si è registrato un leggero aumento nella produzione di rifiuti urbani, cosa che porterà a "ulteriori sforzi per rispettare gli obiettivi di riciclaggio dell'UE dopo il 2020".
Anche sulle acque reflue urbane il nostro Paese è in ritardo rispetto alla legislazione UE sulla raccolta e il trattamento adeguato, ma è sulla qualità dell'aria che l'Italia è molto inadempiente con "progressi limitati nella riduzione delle emissioni".
Le "misure di pianificazione (come le zone a traffico limitato), incentivi fiscali e miglioramenti tecnici alle automobili" non sono bastati: "nel 2016 e 2017 sono stati segnalati superamenti delle soglie massime ammesse sia per il particolato che per gli ossidi di azoto NO2", e questo principalmente a causa dell'eccessivo traffico stradale (con oltre l'80% degli spostamenti effettuati con auto private) e delle emissioni dovute a dispositivi di riscaldamento domestico inefficiente.
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