Tutti sentono, dai genitori degli adolescenti assiepati sugli spalti al custode del centro sportivo, ai dirigenti del Treviso. L'unico che non sembra cogliere i commenti velenosi che ammutoliscono di colpo la tifoseria è proprio l'arbitro, che fa continuare la gara come se nulla fosse. Un compagno di squadra con la pelle scura si schiera immediatamente in difesa dell'amico, ma l'arbitro dice di non aver sentito le parole incriminate e arriva a minacciare il ragazzino di espellerlo se continua a protestare. Senza il referto arbitrale i due “bullettì” del pallone non possono essere puniti.
A raccontare questa storia di ordinaria intolleranza è Andrea Campolattano, responsabile del settore giovanile del Treviso, che ha scritto al presidente del comitato veneto della Federcalcio, Giuseppe Ruzza.
Nella lettera ha chiesto maggior rispetto per chi è in campo, indipendentemente dal colore della pelle e soprattutto a prescindere dal fatto che l'arbitro abbia sentito o meno le offese. «Sono fatti da condannare - spiega - mai mi sarei aspettato offese razziste da parte di ragazzini di questa portata». Cattapano è preoccupato soprattutto per il morale del suo giovane attaccante. «La mia priorità per me adesso è lui - sottolinea - la vita va avanti ma le persone idiote non dovrebbero più stare in campo». Dice «di non voler mettere in croce la società avversaria per l'accaduto» ma che l'etica dovrebbe comunque spingere i responsabili della Miranese «a valutare quanto commesso dai giocatori e agire di conseguenza». A parlare per la Miranese è per ora il vicepresidente, Omar Lever. «Indagheremo al nostro interno - promette - parlando con i ragazzi per capire cosa sia realmente accaduto e se appureremo che effettivamente errore c'è stato prenderemo senz'altro dei provvedimenti».
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