Crollo di Ventotene, per la Cassazione gli ex sindaci non presero cautele

Crollo di Ventotene, per la Cassazione gli ex sindaci non presero cautele
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Giovedì 29 Marzo 2018, 21:07 - Ultimo aggiornamento: 30 Marzo, 15:06
Gli ex sindaci di Ventotene - l'isola dell'arcipelago laziale dove il 20 aprile del 2010 morirono due ragazzine travolte da una frana sulla spiaggia - Vito Biondo e Giuseppe Assenso erano consapevoli del pericolo per la pubblica incolumità, esistente a Cala Rossano, ma non presero alcuna cautela nonostante nella stessa località si fossero già verificati due crolli nel febbraio e nel maggio del 2004. Lo sottolinea la Cassazione nelle motivazioni depositate oggi e relative all'udienza svoltasi il 16 febbraio e conclusasi con la condanna a un anno e dieci mesi di reclusione per Biondo e a due anni e quattro mesi per Assenso, come deciso dalla Corte di Appello di Roma l'11 settembre 2017. La Suprema Corte ha invece annullato con rinvio le condanne di Pasquale Romano per valutare se il tecnico avesse o meno un ruolo da dirigente del settore urbanistica nel Comune di Ventotene, e di Luciano Pizzuti, dirigente dell'ex Genio Civile di Latina, per valutare se avesse o meno delle responsabilità in quanto accaduto. Il 20 aprile di otto anni fa, dalla parete rocciosa di Cala Rossano si staccò un masso sporgente cadendo sulla spiaggia dove si trovava una scolaresca. Due ragazzine romane di 14 anni, Francesca Colonnello e Sara Pannuccio, rimasero uccise.
Per quanto riguarda Biondo, gli
ermellini rilevano che la sua responsabilità per il duplice omicidio colposo «si fonda sulla condotta omissiva posta in essere come sindaco dal sei aprile 2000 sino all'otto gennaio 2005, consistente nell'omessa segnalazione del pericolo esistente sulla spiaggia di Cala Rossano all'Autorità dei Bacini regionali del Lazio in seguito agli eventi franosi del 4 febbraio e del 14 maggio 2004, intervenuti in zona prossima a quella dove si è verificato il crollo del 2010, e nell'omessa adozione di misure (interdizione all'accesso, cartelli di pericolo) a salvaguardia della pubblica incolumità». Per Assenso, i supremi giudici spiegano che la sua colpa in qualità di sindaco dall'aprile del 2005 e ancora in carica il giorno della disgrazia, è stata anche nel suo caso di non aver segnalato all'Autorità dei Bacini il pericolo a Cala Rossano, e nell'omesso riscontro all'invito a partecipare alla Conferenza programmatica predisposta dall'Autorità dei Bacini per pianificare gli interventi sul territorio, oltre alla mancata adozione di misure di sicurezza.
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