La vergogna dei cori e lo scudetto assegnato
Il commento di Massimo Caputi

La vergogna dei cori e lo scudetto assegnato Il commento di Massimo Caputi
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Lunedì 10 Marzo 2014, 10:53 - Ultimo aggiornamento: 18:19
VERGOGNA, non ci sono altre parole. È questo il sentimento che si prova dopo l’ennesima domenica caratterizzata da cori e striscioni ignobili. Alla vergogna si aggiunge la frustrazione. Ormai è evidente l’incapacità delle discusse regole sulle discriminazioni territoriali, razziali e altro a essere efficaci. Come appare chiaro che non basta chiudere le curve o settori dello stadio. A chi si macchia di questi gesti non importa proprio nulla, anzi, la vivono come una sfida. Il tema è grave e profondo, se si vuole liberare e salvare il calcio italiano da questa avvilente consuetudine l’unica strada e individuare i colpevoli, perseguirli e punirli seriamente.



Si fa fatica a parlare di calcio. Proprio a Torino, dove si sono consumati il becero ricordo dell’Heysel e i gli assurdi cori antisemiti, la Juventus ha messo più di un’ipoteca al suo terzo scudetto consecutivo. Se anche Conte ammette che lo scudetto è vicino per il cinquanta per cento, vuol dire proprio che è fatta. Come dargli torto. I numeri sono impressionanti, in proiezione porterebbero i bianconeri a superare quota cento punti, segnale di straordinaria forza e continuità. Il vantaggio di 14 punti è enorme, gestibile anche con gli impegni duri dell’Europa League.



Si lotta per il secondo posto dunque e tra Roma e Napoli sarà un bel duello come ha dimostrato la gara del San Paolo. Ha vinto la squadra di Benitez e per Garcia è stata una beffa. La Roma, contrariamente alla sconfitta in Coppa Italia, ha giocato meglio degli avversari e con personalità. Come spesso è accaduto in passato ha pagato la scarsa incisività rispetto al gioco espresso e alle occasioni create.



Si lotterà anche per l’Europa League. L’Inter di Mazzarri cresce, Il Parma ci prova mentre la Lazio si sfila. L’insostenibile rapporto tra tifoseria e presidente porta al momento solo un risultato: quello di danneggiare la squadra.
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