Quando le donne votano le donne: un successo la svolta delle capolista

Lara Comi
di Maria Latella
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Martedì 27 Maggio 2014, 17:48
Non pi vero. E gli uomini in politica (e altrove) non potranno pi brandirla come scusa. Non pi vero che le donne non votano le donne. Provate a chiederlo ad Alessandra Moretti o a Lara Comi, alla Meloni o a Beatrice Lorenzin. Vi diranno, tutte, la stessa cosa. «Il voto delle donne è stato decisivo».



Alessandra Moretti assapora il trionfo: «C'è stata una mobilitazione e si è visto che se scendono in campo le donne, non c'è partita. Si vince». Alessia Mosca, capolista Pd nel nord Ovest, sintetizza cosi il successo: «La rete delle donne mi ha sostenuto. Sono state fondamentali. Ma lo sono state anche le singole elettrici che mi fermavano al mercato».

«Le donne hanno fatto campagna elettorale in modo serio. Senza insulti. Per questo gli elettori le hanno votate», sintetizza Davide Corritore, campaign manager di Alessia Mosca dopo esserlo stato del sindaco di Milano, Pisapia.



POCHE BATTUTE

Nei mesi scorsi c'erano maschietti che, guardando Alessia Mosca nei talk show, twittavano disperati perché non era mai abbastanza polemica. Ma agli elettori di una che fa battute importa poco e le elettrici invece ricordano che la Mosca, almeno, in Parlamento ha lasciato traccia: con Lella Golfo fu promotrice e prima firmataria della legge che ha introdotto le quote di genere nei consigli d’amministrazione. Domenica, pertanto, ha preso settantamila voti in più di Cofferati, un nome, e una storia, certamente più noti.



IL MINISTRO BATTUTO

Alessandra Moretti, capolista Pd nel Nord est, ha presto 240 mila preferenze: il suo diretto competitor nel partito, il pur popolare ex ministro Flavio Zanonato, si è fermato a 98 mila. E chi è stata la candidata più votata in assoluto? Una donna, Simona Bonafè: 288 mila e 238 preferenze. Più di Raffaele Fitto, per capirci. Che ne dicono i signori delle tessere?



SIGNORI DELLE TESSERE

Se al Sud, dov'era capolista, Pina Picierno, ha, come previsto, ceduto il passo a un vero e proprio brand della politica, il marchio dei Pittella's brother, pure le va riconosciuto di essersela cavata con onore: le sue duecentomila preferenze le ha comunque portate a casa. In politica devi avere coraggio e saper correre il rischio: Matteo Renzi è stato premiato perché non ha avuto paura. Né della piazza né delle capoliste poco conosciute. Molti gli avrebbero consigliato di non candidarle così, al primo posto. Chi sono queste, in fondo? Che seguito hanno sul territorio? Renzi, invece, ha puntato sulla voglia di cambiamento e su un'ipotesi che andava verificata sul campo: vedere se oggi le donne votano le donne. Sorpresa: le votano. Una rivoluzione.



Che vale non soltanto sul fronte del Pd.

In Forza Italia Lara Comi ha avuto 84 mila preferenze, oltre ventimila in più rispetto a cinque anni. «E allora il partito non era al 16 per cento». La sua voce tradisce l'orgoglio mentre scandisce: «Maria Stella Gelmini, aveva dato al partito indicazioni precise: votate Giovanni Toti e Licia Ronzulli». E invece...



AZZURRE CONTRO

Invece la novità è che delle indicazioni di partito le elettrici se ne fregano: Licia Ronzulli, per esempio, non ce l'ha fatta. Protagonista di una teatrale polemica con un'altra candidata forzista alle europee, Susy De Martino, era stata accusata dalla medesima Susy di essere stata candidata soltanto per il benemerito ruolo di gestione delle feste di Arcore. Una simil Minetti, insomma. Almeno secondo De Martino. Vera o no che sia l'ipotesi, le elettrici la Ronzulli non l'hanno votata. Cosi come non hanno mandato a Bruxelles la pur simpatica cantante Iva Zanicchi. Non basta essere donna per ottenere il bis di una serena pensione in Europa.

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