Alessandro Campi
​Alessandro Campi

Meloni e Schlein/ Il confronto tv e l’occasione da cogliere sui programmi

di ​Alessandro Campi
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Lunedì 8 Gennaio 2024, 00:59 - Ultimo aggiornamento: 01:01

In tempi di politica-spettacolo il rischio è che quello tra Giorgia Meloni ed Elly Schlein finisca per essere un confronto politico sin troppo spettacolare. Insomma, un “two women show” che i migliori presentatori televisivi su piazza stanno cercando, non a caso, di accaparrarsi in esclusiva. Per fare audience o informazione? Per alimentare il dibattito pubblico o per attizzare le polemiche sui social? Potrebbe andare così, conoscendo regole e ritmi dell’odierna pop-politik. Attesa di settimane, tensione e curiosità crescenti, retroscena sulla stampa riguardo domande e risposte, indiscrezioni fatte circolare dai rispettivi staff, polemiche sul nome del conduttore (e del canale) scelto, punzecchiature da parte dell’escluso Giuseppe Conte, poi arriva il grande giorno, ascolti alle stelle, per scoprire ahimè che la scenografia televisiva, le questioni di look e immagine, la propaganda travestita da discorsi fumosi si sono mangiate la sostanza politico-programmatica del confronto.


Insomma, molte parole, poche idee. Formule generiche, non programmi concreti. Accuse reciproche, non ragionamenti. E alla fine, il solito dividersi tra esperti e tifosi (spesso tra le due figure non c’è differenza). Ha vinto l’eloquenza di Giorgia. No, ha vinto la parlantina di Elly. Impeccabile l’abito di Giorgia. No, più elegante Elly. Giorgia decisamente più convincente. No, più puntuale e rigorosa Elly. Meglio lei. No, meglio lei. Ma sarebbe, se andasse così, un peccato, uno spreco, un’occasione mancata. Anzi, un passaggio inutile, il classico tanto rumore per nulla. L’ennesimo evento politico-mediatico da digerire e dimenticare nel giro di pochi giorni. In realtà, di ragioni per seguire con attenzione questo confronto, con l’aria che tira in Italia e nel mondo, ce ne sarebbero molte, al di là delle questioni tattiche e strumentali che l’hanno probabilmente suggerito e stimolato: la Schlein ne ha bisogno per accreditarsi come capo unico dell’opposizione e come diretta contendente della Meloni; la leader di Fratelli d’Italia lo ritiene utile perché considera la segretaria del Pd la sua avversaria ideale, preferibile a un Conte che a sua volta somiglia troppo, per stile e contenuti, al suo avversario interno Salvini.


Le due leader presentano in effetti caratteri che le rendono radicalmente alternative l’una all’altra. Due storie, due mondi, due linguaggi, due visioni della politica e della società, ideali e valori assai diversi. Il loro, se si svolgesse secondo le regole di un serrato duello politico-dialettico, non alla stregua di una contesa sotto forma di post e tweet rivolti attraverso il tubo catodico alle rispettive tifoserie, sarebbe un confronto davvero interessante. Destra contro sinistra. Governo contro opposizione. Prima l’Italia contro prima l’Europa. Realismo della forza contro pacifismo etico. Democrazia sovrana contro democrazia inclusiva. Tradizione come memoria contro futuro come speranza.

Anti-gender contro post-gender. Conservatorismo sociale contro progressismo liberal. Comunitarismo fondato sui doveri contro individualismo fondato sui diritti. L’underdog fieramente cresciuta nella periferia romana contro la borghese cosmopolita che ha studiato in Svizzera. Donna contro donna, nel senso di due modi di declinare la femminilità (e il “femminismo”) nella dimensione pubblica. Partendo da queste differenze, in senso lato culturali e ideologiche, ma anche caratteriali e di personalità, sarebbe interessante capire, nell’imminenza di un voto importante come sarà quello europeo del prossimo giugno, cosa hanno di concreto da proporre agli italiani, evitando per una volta di parlare solo ai militanti del proprio campo.


Ad esempio, quali sono le loro ricette economiche, come vedono in ruolo dell’Italia in Europa e nel mondo, cosa pensano delle profonde trasformazioni che stanno stravolgendo l’esistenza di milioni di persone (dal cambiamento climatico all’IA), come ritengono si debbano affrontare, secondo proposte credibili ma realistiche, al di là dunque degli slogan e dei proclami, il declino demografico dell’Occidente e l’occupazione giovanile, l’immigrazione e il debito pubblico, i temi della giustizia e la questione delle tasse, la riforma costituzionale e quella delle pensioni, la riorganizzazione della sanità e quella della burocrazia a ogni livello. Sarebbe interessante molto più che battibeccare – come già capita abitualmente in qualunque pseudo-programma televisivo di informazione politica – a partire dalla cronaca del giorno e dalla polemica del momento. Di una faccia a faccia sul piccolo schermo in cui si finisca per parlare, in un gioco reciproco di accuse e recriminazioni, del parlamentare con la pistola o del parlamentare con gli stivali, degli affari del figlio di Verdini o del magistrato contabile che gioca a fare il partigiano in montagna, di un pericolo di involuzione autoritaria che in Italia semplicemente non esiste o di complotti immaginari a danno del governo in carica, beh, francamente non se ne sente il bisogno.


Semmai si sente necessità di una politica che torni ad essere tale, cioè al tempo stesso credibile e appassionata, e di politici (uomini e donne) che devono la loro autorevolezza non solo al fatto di avere idee nelle quali credono, è il minimo, ma anche alla loro capacità di difenderle in modo convincente e comprensibile, avendo altresì la volontà e la forza necessarie a realizzarle. Un’ultima questione. Chi modererà la discussione? Un giornalista uomo o una giornalista donna? Visto che la polemica (stucchevole) sta già montando la si potrebbe subito chiudere chiamando a condurre un uomo e una donna. Tanto il problema non è il sesso dell’intervistatore, ma la sua indipendenza professionale, vale a dire il coraggio di porre, accanto alle domande necessarie e scontate, anche quelle scomode.

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