Avanti con un altro taglio dei tassi, ma con la gradualità di un quarto di punto alla volta e senza legarsi le mani con impegni sul futuro. E' il compromesso fra le anime della Bce raggiunto dalla presidente Bce Christine Lagarde: allentare la stretta monetaria, di fronte alla crescita che peggiora, abbandonando l'intonazione restrittiva di politica monetaria. Ma senza strappi, quindi escludendo per ora un taglio più robusto da mezzo punto percentuale. Gli equilibri nel Consiglio direttivo hanno prodotto quello che da settimane si attendevano gli investitori: un quarto taglio dei tassi da 25 punti base da quando la Bce ha iniziato ad allentare la politica monetaria la scorsa primavera, identico a quelli di di giugno, settembre e ottobre, che porta il tasso sui depositi al 3%. «C'è stato un dibattito con qualcuno che ha proposto di considerare un taglio da mezzo punto, ma alla fine c'è stata la decisione unanime che 25 punti base rappresentavano la giusta decisione», ha spiegato Lagarde.
Bce taglia i tassi, lo scenario
Il comunicato finale e le parole della Lagarde abbandonano la formula secondo cui la Bce «manterrà i tassi di riferimento su livelli sufficientemente restrittivi».
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Le prospettive
Numeri che, sulla base dei contratti derivati sui terminali Bloomberg, danno un taglio da 50 punti base come attesa principale degli investitori per la riunione Bce del 30 gennaio. «Non ci penso, davvero» è invece la risposta prudente della Lagarde. Anche se «le cose cambiano nel tempo, in funzione dei dati» e «molte cose si chiariranno nei prossimi mesi, non nelle prossime settimane». Una posizione cauta che scontenta chi, fra i politici italiani, invocava una Bce più coraggiosa. Anche il presidente di Confindustria, Emanuele Orsini, aveva chiesto «più coraggio» alla Bce perché andare avanti al ritmo di un quarto di punto alla volta «non è abbastanza» di fronte a una crisi industriale che tiene il manifatturiero in recessione da quasi due anni. Per Lagarde la domanda di uno stimolo maggiore alla crescita «andrebbe fatta a qualcun altro», cioè ai governi nazionali che hanno in mano le leve del bilancio e quelle della politica industriale che dovrebbe affrontare la crisi strutturale dell'auto. La Bce è già abbastanza impegnata a stabilizzare l'inflazione, dove gli effetti dei dazi promessi da Trump sono tutti da decifrare: complessivamente sarebbero al rialzo sui prezzi, e questo spiega una parte della cautela. Un'altra parte è data dalla volontà di non tagliare tutto subito, ma lasciarsi un margine di manovra qualora si concretizzassero i rischi globali. E poi c'è il cambio euro-dollaro, con l'euro già adesso un passo dai minimi di oltre due anni poco sopra la parità. Un'eventuale accelerazione a gennaio o a marzo nel ritmo dei tagli dei tassi "è subordinata al fatto che la fase di forza del dollaro si arresti dopo l'insediamento di Trump il prossimo 20 gennaio», dice il chief global strategist di Intermonte Antonio Cesarano.