I casi di West Nile sono triplicati su scala nazionale: dai 32 di una settimana fa, siamo passati a 89. Ma c’è un altro dato che colpisce e che va soppesato con attenzione: su tre persone contagiate in Italia, due abitano nel Lazio, anzi in provincia di Latina. Una circolazione così concentrata, in un territorio tutto sommato limitato, è anomala. Se si aggiungono le infezioni della vicina provincia di Caserta, il quadro è ancora più interessante: quasi il 90 per cento degli 89 casi di West Nile ufficializzati ieri dall’Istituto superiore di sanità è stato trovato nel territorio del basso Lazio e dell’adiacente parte settentrionale della Campania. Sembra quasi che gli uccelli, da cui le zanzare ricevono il virus, si siano stabiliti in questa fetta di terra nella parte tirrenica della penisola. Questo sorprende perché come ricorda l’epidemiologo Gianni Rezza «rispetto al passato pochi casi sono stati invece riportati in Pianura Padana».
BILANCIO
Se andiamo a vedere il bilancio di West Nile a partire dal 2023, si constata che i numeri erano simili a quelli di quest’anno, ma ciò che è cambiato in modo sorprendente è la distribuzione geografica, come se il virus avesse lasciato il Nord per spostarsi tra le province di Latina e Caserta. Ma c’è un altro elemento su cui andranno svolti degli approfondimenti. Ad oggi le vittime sono 9 (il bollettino dell’Iss dice 8, perché non è ancora stato registrato l’ultimo decesso del Casertano). In particolare, ce ne sono 3 nel Lazio e 5 in Campania. Eppure, in quest’ultima regione i casi di West Nile confermati sono sensibilmente inferiori: sono meno di un terzo di quelli del Lazio. Rezza sostiene che qualcosa non torna: «Balza all’occhio lo squilibrio del rapporto tra il numero di decessi e numero di casi in Campania, che farebbe pensare a una sottostima dei casi neuroinvasivi in questa regione o, come ipotesi alternativa, a un’età mediamente più alta delle persone infette». Rezza osserva che il tasso di letalità (quante persone muoiono rispetto a quelle infettate) è elevato in modo inspiegabile. È possibile che semplicemente il Lazio sia più efficiente nella ricerca dei contagi. Ripartiamo dai dati dell’Istituto superiore di sanità, precisando che ieri in provincia di Latina sono stati individuati tre nuovi contagi e dunque il numero totale reale nel Lazio è di 61. Spiegano all’Istituto superiore di sanità: «Tra i casi confermati dall’inizio della sorveglianza al 30 luglio, 40 si sono manifestati nella forma neuroinvasiva (2 Piemonte, 1 Lombardia, 3 Veneto, 1 Emilia-Romagna, 23 Lazio, 10 Campania), 2 casi asintomatici identificati in donatori di sangue (1 Veneto, 1 Campania), 46 casi di febbre (1 Lombardia, 5 Veneto, 35 Lazio, 4 Campania, 1 Sardegna) e 1 caso asintomatico (1 Campania). Sono stati notificati 8 decessi». Le forme neuroinvasive sono quelle più gravi. Sono caratterizzate da confusione mentale, alterazione dello stato di coscienza, nausea e vomito (possono sfociare in encefaliti e meningite). Secondo l’Iss «la letalità, calcolata sulle forme neuroinvasive finora segnalate, è pari al 20 per cento». Sia chiaro: queste forme gravi rappresentano solo l’1 per cento del totale dei contagiati da West Nile, ma nei rarissimi casi in cui si sviluppano causano il decesso di una persona su 5. Bene, in Campania c’è qualcosa che non torna anche in questa casella: ci sono 10 forme neuroinvasive, ma ben cinque decessi. Una percentuale molto alta.
Restano alcuni punti fermi: West Nile non rappresenta un’emergenza neppure a Latina, ma è giusto proteggersi (e proteggere i più fragili), usando zanzariere, repellenti e abiti adeguati. Insomma, evitando le punture delle zanzare. La Regione Lazio ha stanziato un milione di euro per accelerare le disinfestazioni. Spiega Anna Teresa Palamara, che dirige il dipartimento di malattie infettive dell’Iss: «Stiamo monitorando la situazione con molta attenzione insieme al Ministero della Salute, alle Regioni e agli Istituti zooprofilattici. Tutte le misure sono in campo, comprese quelle a protezione dei trapianti e delle trasfusioni. Oggi non siamo in una situazione di allarme, ricordiamo che l’infezione non si trasmette da persona a persona ma solo attraverso le punture di zanzare. Per questo è importante che la popolazione utilizzi tutte le misure di prevenzione, da quelle per evitare la proliferazione delle zanzare a quelle personali per proteggersi dalle punture. Bisogna rivolgersi al medico in caso di febbre superiore a 38°».
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