Le stime, elaborate dagli economisti incaricati dall'esecutivo, risentirebbero soprattutto dell'indebolimento legato alla domanda interna e del rallentamento della crescita internazionale, che insieme al momentaneo apprezzamento del franco avrebbe frenato le esportazioni svizzere.
Questo comporterà, ovviamente, una contrazione degli investimenti da parte delle imprese rossocrociate, che andranno ad incidere sulla creazione di nuovi posti di lavoro e sugli stipendi, fermi a bloccare le prospettive per il consumo dei cittadini svizzeri.
Una condizione, questa, che ha portato ad un calo del PIL dello 0,2% nell'ultimo trimestre del 2018, dopo una serie positiva difficile da ripetere, durata ben 5 trimestri. Una crescita ridotta nelle sue dimensioni prenderà dunque piede nel prossimo biennio.
Le controversie internazionali, nella fattispecie quelle con gli Stati Uniti, le incertezze politiche interne alla UE ed il livello di indebitamento internazionale - sottolinea l'esecutivo elvetico - potrebbero determinare un ulteriore colpo all'export con nuove ripercussioni sulla crescita del paese.
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