Saipem, infatti, ha siglato con Itea, società italiana proprietaria del brevetto, un accordo di licenza per l'applicazione della tecnologia in vari ambiti. Il riuso delle plastiche da raccolta differenziata allo stato attuale è ancora piuttosto limitato: secondo recenti studi solo il 30% del materiale raccolto viene riutilizzato lasciando il problema dello smaltimento delle plastiche miste non riciclabili, definite come Plasmix e costituite dall'insieme di plastiche eterogenee incluse negli imballaggi post consumo e non recuperabili come singoli polimeri.
La nuova tecnologia messa a punto con Itea consiste, invece, in un particolare processo di decomposizione della plastica chiamato «flameless oxy-combustion» che produce acqua, energia e CO2 pura che non viene immessa nell'atmosfera, ma è idonea per essere utilizzata come prodotto destinato al mercato. Il processo è, inoltre, molto flessibile, relativamente semplice e consente di essere sfruttato anche in impianti di dimensioni ridotte. In prospettiva, consentirà di aumentare notevolmente la percentuale di materiale smaltibile in maniera sostenibile.
«Il riciclo della plastica è un obiettivo di grande interesse per Saipem che ancora richiede studi e tecnologie, ma non vogliamo stare fermi mentre i nostri mari e le nostre terre combattono con
l'inquinamento delle plastiche. L'applicazione diffusa del processo di oxy-combustion consentirebbe di recuperare il prezioso contenuto di energia delle plastiche di scarto evitando la loro dispersione», ha commentato Mauro Piasere, direttore della divisione Xsight di Saipem.
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