"Gli effetti negativi della pandemia da Covid-19 e le relative risposte in termini di politiche fiscali – ha spiegato Karen Vartapetov, credit analyst di S&P Global Ratings – hanno provocato un aumento senza precedenti della domanda di finanziamento da parte dei governi nel 2020. Di conseguenza, in termini lordi, i sovrani coperti da rating hanno richiesto un importo record di finanziamento pari a 16,3 trilioni di dollari nel 2020, quasi il doppio dell'importo che avevano previsto di emettere in epoca pre-Covid-19".
Il costo di finanziamento aggiuntivo sostenuto dai governi per supportare le rispettive economie a fronte della pandemia – sottolinea il report – raggiungerà probabilmente 10,9 trilioni di dollari nel 2020 e 2021. Questo – rileva S&P – porterà lo stock totale del debito commerciale a un livello record di 67,5 trilioni di dollari (pari al 75% del PIL globale) entro la fine dell'anno. Uno scenario che vede i Paesi del G7 e la Cina come i maggiori emittenti di debito: nel 2020 hanno emesso, infatti, l'85% del debito addizionale, in aggiunta ai loro piani pre-Covid-19. Gli Stati Uniti da soli rappresentano il 46,4%.
Uno stimolo monetario senza precedenti ha permesso alle economie avanzate e a diverse economie di mercato emergenti di prendere in prestito di più, pur mantenendo relativamente stabili gli oneri di interesse.
"I governi dovranno superare rischi politici ed economici per iniziare a stabilizzare le proprie finanze pubbliche, mentre il mondo distribuisce i vaccini e inizia a riprendersi dalla pandemia – ha detto Vartapetov –. In caso contrario, i rating sovrani saranno sottoposti a pressioni al ribasso".
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