Ci siamo lasciati lo scorso anno con l'annuncio di questa nuova ondata di crediti deteriorati che avrebbe investito il nostro Paese. Oggi si parla di ripartenza. Da "The New Wave" a "Recovery Builders" – titolo scelto da Banca Ifis per l'NPL Meeting 2021 – cosa è cambiato?
"È proprio così, nei titoli dei due eventi c'è una sintesi di quello che l'industria degli NPL, con un consenso penso abbastanza ampio, oggi si aspetta. All'inizio della pandemia c'era un'aspettativa di contrazione economica e di credito problematico molto severa. Abbiamo visto che la contrazione economica, purtroppo, c'è stata, in particolare in determinati settori, ma che in realtà la generazione di credito problematico è stata molto più bassa di quello che ci si aspettava. Negli ultimi mesi abbiamo migliorato le nostre previsioni abbassando le aspettative di questi flussi. Questo evidentemente perché l'insieme di misure messe in campo dal Governo, dalle Banche centrali, dalle Autorità e dalla banche stesse, ha attutito di molto l'impatto di questa contrazione economica. Oggi abbiamo condiviso con i nostri partner, servicers, altri investitori, le autorità, i venditori dei crediti – quindi le grandi banche –, dei dati che sono un po' meno severi di quello che si pensava fino a qualche mese fa. Stimiamo per il 2022 un flusso di circa 40 miliardi di euro e per il 2023 altri 30 miliardi. Non tutto questo rimarrà sui bilanci delle banche perché grazie all'industria degli NPL siamo in grado di trasferirne una buona parte sui bilanci di investitori che cercano questo tipo di esposizione permettendo alle banche di rifocalizzarsi sul loro mestiere ovvero sul credito all'economia reale. Posso, quindi, affermare che abbiamo assistito a un cambiamento di scenario rispetto allo scorso anno: "Recovery Builders" indica che, in virtù di questo meccanismo la comunità di attori del settore riunita oggi ha preso atto del proprio contributo alla ripartenza. Un contributo che si realizza
mettendo altri in condizione di continuare a fornire il servizio di erogazione di credito all'economia reale senza una zavorra troppo grossa costituita da questi crediti".
È stato ridimensionato anche l'impatto della fine delle moratorie a cui si guardava come a uno spettro nel 2020?
"Decisamente sì. Questo noi lo vediamo non solo come attore lato NPL ma anche come attore sul lato banca commerciale. Ifis come è noto è una banca principalmente legata al finanziamento delle PMI. Anche noi abbiamo offerto le moratorie e osserviamo che, ormai, oltre il 75% dei clienti, quasi l'80%, ha scelto di riprendere a pagare le rate pur potendo in teoria chiedere ancora una moratoria fino al 31 dicembre. Della parte rimanente solo una sparuta minoranza, nell'interlocuzione che abbiamo con loro, ci manifesta evidenti e prevedibili problemi quando la misura cesserà al primo gennaio. Proprio l'efficacia del meccanismo delle moratorie nel tenere in vita le attività economiche ha contribuito a ridimensionare quelle che erano le paure che, me incluso, abbiamo tutti avuto nei momenti più bui. Ad oggi posso dire che abbiamo assistito a uno scenario di evoluzione più benigno rispetto a quello che si pensava".
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