Dall'indagine affiora come la discesa dell'occupazione sia "piuttosto omogenea tra Mezzogiorno (-2%) e Centro-Nord (-1,9%)", tuttavia, si legge, "sono le donne e i giovani del Sud a subire l'impatto maggiore nella crisi pandemica: -3% a fronte del -2,4% del Centro-Nord per le donne, -6,9% al Sud rispetto a -4,4% del Centro-Nord per gli under35". E, viene precisato, sono numeri che "ancora non tengono conto dei disoccupati "virtuali", degli attuali cassaintegrati e dei lavoratori solo ufficialmente occupati, per effetto del blocco dei licenziamenti".
A subire particolarmente per l'emergenza sanitaria sono stati i settori turistico e culturale. Nel 2020, dopo "anni di crescita costante, ha subito una profonda battuta di arresto, con quasi 233,2 milioni di presenze in meno negli esercizi ricettivi rispetto al 2019 (un calo del 53%)", e in particolare "la clientela straniera è calata di oltre il 70%, quella italiana del 36%". Il segmento alberghiero è quello che "ha evidenziato i segnali di maggiore sofferenza", perché "le presenze registrate nel 2020 sono meno della metà (il 43%) di quelle rilevate nel 2019, mentre quelle del settore extra-alberghiero circa il 53%. I viaggi si sono pressoché dimezzati passando da circa 71.000 nel 2019 a 37.000 nel 2020".
In particolare, quasi la metà degli occupati persi tra il 2019 e il 2020 (-456.000 persone) lavorava in questi settori. "Tra il 2019 e il 2020, nel Mezzogiorno, il comparto delle attività turistiche ha subito una flessione più accentuata (-12,7% a fronte del -10,7% del Centro-Nord)", ha sottolineato il rapporto.
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