Il dato può essere letto in modo positivo, se si vede alle ben 37 posizioni guadagnate nella graduatoria internazionale e alle tre in Europa, ma non può che preoccupare il fatto che l'Italia rimanga attardata rispetto a Paesi come Perù, Nigeria e Uruguay. L'indicatore dell'efficienza è un aggregato di più voci che bene evidenziano le difficoltà che il nostro mercato del lavoro attraversa, nonostante il miglioramento registrato negli ultimi anni.
I principali indicatori ci pongono agli ultimi posti per efficacia nel mondo e sempre nelle retrovie della classifica europea. Ad esempio siamo al 135° posto al mondo e terz'ultimi in Europa per flessibilità nella determinazione dei salari, intendendo con questo che a prevalere e' ancora una contrattazione centralizzata, mentre in tema di retribuzioni rimaniamo anche quest'anno il peggior Paese europeo, 127° nel mondo, per capacità di legare lo stipendio all'effettiva produttività. Parecchio elevata anche la tassazione sul lavoro: in Europa siamo 12 esimi (ma 100° nel mondo) per quanto riguarda l'effetto della pressione fiscale sul lavoro.
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