È ancora aperta la manovra di rafforzamento patrimoniale dell’ex Ilva - oggi Acciaierie d’Italia - nonostante l’azionista Invitalia abbia ricevuto giovedì 2 febbraio la lettera di accredito del Tesoro dei 680 milioni destinati al gruppo tarantino per decreto del governo.
Centrale per produrre idrogeno nell'ex Ilva di Patrica, il progetto del Consorzio industriale
Ex Ilva, sprint finale sul prestito
E il protrarsi dei tempi sta generando nuovi dubbi sulla continuità aziendale della società siderurgica, che deve far fronte a debiti ormai scaduti per i quali viene intimato il pagamento (a cominciare dai 270 milioni dovuti a Snam per finire ai 380 milioni dovuti all’Eni).
CASSA A SECCO
Ma dove si è inceppato il meccanismo che avrebbe già dovuto far affluire a Taranto i 680 milioni fermi in Invitalia? La questione sarebbe legata agli interessi (sembra fino al 7%) che la società del Tesoro intendeva applicare al finanziamento visto che il decreto del governo prevede che venga concesso «a condizioni di mercato». Ma secondo il cda di ADI, supportato dai sindaci e dai revisori della società, se condizionato dalla presenza di interessi potrebbe poi non essere convertito in capitale. E poiché il finanziamento viene concesso dal governo in ottica di rafforzamento patrimoniale, secondo i consulenti dell’ex Ilva la presenza di interessi snatura la finalità dell’operazione che non è stata concepita per peggiorare i conti della società. E’ pur vero che essa dispone di un patrimonio stimato in 2 miliardi, ma attualmente non ha un solo euro in cassa. E più passano i giorni e più diventano verosimili le nere previsioni avanzate da Bernabè che alcune settimane fa, quando ancora non c’era visibilità sull’arrivo della tranche promessa dal governo, non ha esitato a parlare di “libri in tribunale” qualora il finanziamento non fosse alle viste.
I CREDITI DI ARCELORMITTAL
D’altro canto, per concedere il prestito Invitalia deve rispettare gli obblighi imposti dal decreto, che appunto prevedono il rispetto delle “condizioni di mercato”. Tra l’altro, di fronte a somme così rilevanti e a una situazione dove la continuità aziendale è in bilico, è naturale pretendere dalla società finanziata una reportistica periodica in cui viene dettagliato l’utilizzo delle risorse prestate. Come è facile intuire, e ciò vale soprattutto per la storia tribolata dell’ex Ilva, ogni adempimento formale deve avvenire con grande cautela per essere al riparo da qualunque rischio giudiziario, sebbene il governo abbia introdotto uno scudo particolare. E ciò vale per Invitalia come per Acciaierie d’Italia. A proposito di quest’ultima va segnalato che l’idea del socio ArcelorMittal di iniettare nella società i previsti 70 milioni conferendo crediti maturati, sta incontrando le obiezioni del management che vede nell’operazione solo una partita di giro contabile invece dei liquidi di cui il gruppo ha gran bisogno. Intanto fonti vicine al socio pubblico escludono qualsiasi onerosità del finanziamento e auspicano una chiusura a breve.