Se la fornitura di gas dalla Russia fosse "interrotta completamente le riserve attuali e il piano di emergenza ci darebbero tempo per arrivare alla stagione buona, abbiamo lo stoccaggio. Ad aprile avremo metà della disponibilità che ora importiamo dalla Russia. Dovremo fare sacrifici ma non fermeremo le macchine", sottolinea Cingolani. "In questo momento il gas si vende altre 300 euro per Mwh e frutta 1 miliardo di euro al giorno. Non sono sicuro che vogliano chiudere. C'è una componente finanziaria che non va sottovalutata", ha aggiunto.
Cingolani ha anche voluto sottolineare che in questo momento il gas dalla Russia sta fluendo pur con i problemi etici di cui vi ho parlato e con i problemi economici di cui vi ho parlato". "In questo momento siamo in grado di dire che possiamo mantenere la road map al 55% di decarbonizzazione e con un grande sforzo dobbiamo cercare di andare avanti", ha aggiunto.
"Tutta l'Europa importa circa il 46% del suo gas dalla Russia. Quindi in un modo o nell'altro è una scelta europea che negli anni si e' consolidata, di dipendere dalla Russia. E' un errore. Alcune nazioni europee hanno scelto un mix energetico diversificato, noi in Italia abbiamo solo il gas e le rinnovabili e questo ci rende più deboli dei colleghi europei", prosegue Cingolani. "La strada è tracciata e il nostro piano di autosufficienza energetica è molto chiaro. Sulle rinnovabili soprattutto nel breve termine bisogna liberalizzare moltissimo ed è quello che stiamo facendo. A breve - ha spiegato - liberalizzeremo gli impianti fino a 200 Kw e quindi semplificazione formidabile. Poi bisognerà potenziare la nostra capacità di rigassificare, cioè gas liquido che viene da tanti posti del mondo, in gas da rimettere nei gasdotti. Potenziare poi tutte le altre sorgenti ma queste cose richiedono un po' di tempo e infatti la transizione non si fa in un attimo.
Sulle centrali a carbone: "Non riapriamo nulla. Quelle che sono chiuse non si riaprono perchè l'impresa non varrebbe la spesa. Si tratta di una possibilità in caso di un'emergenza molto più forte di quella attuale". "Quello che ha fatto il governo - ha detto Cingolani - è stato molto semplice. E' stato detto che qualora ci fosse un'emergenza energetica, in caso di assoluta mancanza di energia si potrebbero mandare a pieno regime le due centrali principali ancora in funzione a carbone, che sono Brindisi e Civitavecchia, che funzionano a scartamento ridotto e potrebbero per un periodo limitato produrre energia in caso di mancanza".
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