Rispetto al 2017, infatti, l'Arbitro è stato chiamato in causa per sciogliere nodi molto diversi tra loro: dei 1.824 ricorsi, 1727 hanno riguardato fattispecie differenti, accrescendo il numero degli intermediari coinvolti, balzato dai 111 del 2017 ai 132 dell'anno appena concluso. L'Acf, dunque, si lascia alle spalle l'intervento su fenomeni specifici e localizzati a livello territoriale, chiudendo l'anno con una attività omogenea su tutto il territorio nazionale, con una leggera prevalenza al Sud rispetto al Centro e al Nord.
Inoltre, nel 78% dei casi, l'epilogo dei ricorsi è stato favorevole ai risparmiatori. Negli ultimi mesi dell'anno, tra le altre cose, l'Arbitro si è occupato di valutare le richieste di risarcimento delle due banche venete in liquidazione e dei quattro istituti di credito in risoluzione dal 2015, portando a casa un risultato da 40 milioni di euro a favore di 854 risparmiatori, nei limiti e nelle modalità previsti dal decreto "mille proroghe".
I dati, secondo Gianpaolo Barbuzzi, Presidente dell'Acf, "evidenziano che occorre dare sostanza alle regole, superando l'approccio del mero adempimento formale, prevalente tra gli intermediari".
"D'altra parte – spiega il numero uno dell'Acf - i risparmiatori devono avere maggiore consapevolezza dei propri diritti e mettersi in condizione di comprendere l'investimento che stanno valutando. Fare domande prima di decidere riduce il rischio di contenziosi".
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