Intesa Ue-Grecia, il ruolo decisivo di Draghi: «Banche a rischio, fare presto»

Intesa Ue-Grecia, il ruolo decisivo di Draghi: «Banche a rischio, fare presto»
di David Carretta
3 Minuti di Lettura
Sabato 21 Febbraio 2015, 06:18 - Ultimo aggiornamento: 16:41
«Serve un accordo subito. La situazione delle banche greche è difficile. Non possiamo perdere altro tempo». Sarebbero state queste parole di Mario Draghi, riferite da una fonte della delegazione greca, a sbloccare le trattative sulla Grecia, ancora prima dell'inizio dell'Eurogruppo di ieri. Un messaggio tanto cupo nella sostanza, quanto esplicito e chiaro su ciò che la Grecia doveva fare per evitare una catastrofe bancaria, inviato durante i colloqui ristretti, che hanno permesso di portare a un accordo tra Yanis Varoufakis e Wolfang Schaeuble.



La mediazione tra il ministro di Atene e quello di Berlino era stata affidata al presidente dell'Eurogruppo, Jeroen Dijsseblouem, alla direttrice del Fondo Monetario Internazionale, Christine Lagarde, e allo stesso Draghi. Il pericolo era quello di un altro dibattito ideologico sulla «catastrofe umanitaria» provocata dall'austerità, denunciata da Varoufakis, e la necessità di mettere per iscritto «impegni chiari» su risanamento e riforme, come preteso da Schaeuble.



Visti i pessimi rapporti tra il greco e il tedesco, Dijsseblouem ha ritenuto opportuno coinvolgere via telefono il premier Alexis Tsipras. E alla fine, dopo quasi tre ore di colloqui, il pericolo molto concreto di un collasso del sistema finanziario greco, paventato da Draghi, sembra aver convinto Atene a cedere. Senza un'estensione del programma di assistenza finanziaria oltre il 28 febbraio, infatti, la Bce avrebbe potuto chiudere i rubinetti della liquidità d'emergenza alle banche greche. Una decisione che, secondo molti analisti, avrebbe innescato una reazione a catena in grado di portare all'uscita della Grecia dalla zona euro. Del resto, nel pomeriggio di ieri, il settimanale tedesco Spiegel evocava piani di emergenza della Bce per affrontare una Grexit.



L'allarme era stato lanciato anche dalle banche greche. Secondo le loro stime, da lunedì a giovedì, almeno 2 miliardi sarebbero usciti dai conti. Il tetto di 83,3 miliardi di liquidità di emergenza del programma Ela (Emergency Liquidity Assistance,), fissato dalla Bce mercoledì, era quasi stato raggiunto.



IL RUOLO DELLA VIGILANZA

Un fallimento all'Eurogruppo avrebbe accelerato la fuga bancaria, che dall'inizio dell'anno ha superato i 15 miliardi. Senza interventi più incisivi della Bce - avevano avvertito le banche greche - la situazione poteva diventare drammatica. Decidendo di aumentare il programma Ela di soli 3,3 miliardi mercoledì, il Consiglio dei governatori aveva mostrato le sue reticenze a continuare a tenere a galla le banche greche senza un'estensione del programma di assistenza. Ma l'accordo all'Eurogruppo ora dovrebbe permettere alla Bce di alzare i limiti di Ela o di fare marcia indietro sulla decisione di non accettare più i titoli greci a garanzia della liquidità ordinaria.



La Bce aveva messo pressione anche attraverso il Meccanismo di Supervisione Unico, che monitora lo stato di salute delle banche della zona euro. Nelle scorse settimane, Francoforte aveva chiesto di ridurre l'esposizione al debito sovrano greco. Tra marzo e aprile, Atene deve rinnovare circa 7 miliardi di titoli a breve scadenza, in gran parte detenuti dai suoi istituti di credito. Un veto della Bce a procedere agli acquisti dei cosiddetti T-Bond avrebbe aumentato i rischi di un default, visto il poco appetito degli investitori internazionali per il debito greco. Ma è servito Draghi per convincere Tsipras e Varoufakis a non correre il rischio di una Grexit.