I giochi sembravano fatti. L'11 ottobre la società aveva inviato 65 lettere ad altrettanti dipendenti della sede milanese. Il trasferimento era previsto dal 12 al 3 novembre. I sindacati erano insorti e avaveno bollato la decisione come «licenziamenti mascherati ed una rappresaglia dell'azienda dopo la bocciatura di un accordo sulle condizioni di lavoro». Ne era seguito un carteggio al vetriolo, con accuse incrociate tra rappresentanze sindacali e azienda.
La retromarcia è arrivata oggi dopo l'appello del ministro del Sviluppo economico Carlo Calenda, che ha chiesto ai responsabili di Almaviva di sospendere i trasferimenti dei lavoratori che operano presso la sede di Milano. Fonti del Mise, riportate dall'Ansa, specificano che Calenda «si augura che l'Azienda non proceda con il trasferimento in Calabria di 65 lavoratori che si configurerebbe come un licenziamento seppure mascherato».Nelle prossime ore si svolgerà al Ministero un incontro per cercare soluzioni alternative a quella ipotizzata da Almaviva.
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