Jane Austen, l'ironica sovversiva

Jane Austen, l'ironica sovversiva
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Martedì 28 Giugno 2011, 23:05 - Ultimo aggiornamento: 29 Giugno, 22:10
ROMA - Pubblicato postumo nel 1818, Persuasione l’ultimo romanzo scritto da Jane Austen. Einaudi ora lo ripropone tradotto da Maria Luisa Castellani Agosti (270 pagine, 11 euro) con una introduzione di Roberto Bertinetti, docente di Letteratura inglese all’universit di Trieste e collaboratore de Il Messaggero, che offre una nuova chiave di lettura dell’opera di una narratrice giudicata da Virginia Woolf “l’artista pi perfetta tra le donne”.



Attraverso la storia d’amore tra l’aristocratica Anne Elliot e il capitano di Marina Frederick Wentworth, Austen presenta un impareggiabile ritratto della società britannica di inizio Ottocento cui si accompagna, precisa Bertinetti, “un’orgogliosa rivendicazione dei diritti femminili”. A diciannove anni Anne si è lasciata convincere dal padre e dall’amica di famiglia Lady Russell a rompere il fidanzamento con l’amato e squattrinato Frederick. Ma quando dopo un lungo periodo di lontananza questi ritorna, Anne non si lascia sfuggire la seconda occasione che il destino le regala. Forse conservatrice sotto il profilo delle idee politiche, Austen è, a giudizio dello studioso, “una sovversiva in letteratura” in virtù della sua determinazione, cui dà voce Anne Elliot, nel chiedere l’indipendenza delle donne all’interno della cornice di una brillante commedia.



Sin dall’adolescenza, secondo il critico, Jane Austen individua una modalità narrativa adatta al tema prescelto: basta prendere il guscio dei libri a sfondo sentimentale messi in vendita durante l’ultima parte del XVIII secolo e riempirlo di un contenuto nuovo. Offre così libero corso ai pensieri o ai disegni di coetanee che, con la sua stessa forza e caparbietà, lottano per imporre una silenziosa rivoluzione in ambito domestico destinata a cambiare i rapporti di genere nell’Inghilterra di inizio Ottocento.



Jane Austen è spirito indipendente sotto il profilo intellettuale e non bastano le lusinghe di James Stanier Clarke, bibliotecario del principe reggente, il futuro Giorgio IV, per convincerla a mutare rotta. “Io – precisa in una replica alla richiesta di Clarke di mettere al centro di un romanzo la figura di un ecclesiastico – posso far fronte all’aspetto comico del carattere, ma non a quello nobile e letterario. E soprattutto per nessun motivo potrei mettermi seriamente a scrivere un romanzo serio, se non per salvarmi la vita; e, se fosse indispensabile rimanere imperturbabile e non lasciarmi mai andare a ridere di me stessa o degli altri, sono certa che verrei impiccata senza aver finito il primo capitolo. No, devo mantenermi fedele al mio stile e andare avanti a modo mio”. L’ironia costituisce l’ingrediente di maggior rilievo delle commedie austeniane. Da leggere e interpretare seguendo il suggerimento del critico canadese Northrop Frye: storie che auspicano l’avvento di un’Inghilterra “desiderabile”, dove alle fanciulle in cerca di marito sia permessa autonomia di scelta oltre alla possibilità di salire nella scala sociale senza che a frenarle ci siano regole di “decoro” ritenute obsolete.



I modelli di comportamento in grado di favorire l’avvento di una società “desiderabile” sono così Elizabeth Bennet di Orgoglio e pregiudizio, Emma Wodehouse di Emma e Anne Elliot di Persuasione, donne determinate cui non fa velo qualche errore commesso in gioventù per colpa dell’inesperienza. Jane Austen, precisa Bertinetti, spende per loro inequivocabili parole di apprezzamento e lascia intendere di ritenerle un esempio positivo per le lettrici. Sotto questo profilo Persuasione, l’ultimo volume portato a termine, costituisce un’ottima sintesi delle idee della Austen e, secondo Bertinetti, ben documenta le ragioni che spingono i critici a ritenere “sovversiva, sia pure in maniera dolcemente ironica, la sua opera”.
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