MilleRuote
di Giorgio Ursicino

Ferrari, di male in peggio: una stagione da dimenticare

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Mercoledì 2 Novembre 2016, 23:45
Non era iniziata male, peggio difficilmente poteva finire. Dopo il promettente avvio in Australia, quando la promessa di vincere all’esordio sembrava a portata di mano, la strada è stata tutta in salita e per il Cavallino di Maranello si sta per concludere una delle stagioni più deludenti della sua storia. Da archiviare in fretta perché i risultati sono stati disastrosi, se possibile da dimenticare perché le aspettative erano molto elevate. Il più abbacchiato di tutti è il presidente Marchionne, il vertice della piramide aveva raccolto le positive impressioni invernali e con coraggio aveva esternato obiettivi ambiziosi: fare sicuramente meglio del 2015 (tre vittorie), riprendere la Mercedes, lottare per il Mondiale e, possibilmente, vincerlo. Nessuno dei target è stato centrato e in Texas sono sfumate anche le ultime speranze di conservare il ruolo di seconda forza in Campionato, alle spalle dell’imbattibile Mercedes. Dopo le penalizzazioni a raffica le due Rosse sono finite come erano partite, alle spalle delle due Red Bull ed ora il ritardo dal team anglo-austriaco è incolmabile anche se la matematica lascia ancora aperto un sottilissimo spiraglio. I punti di ritardo del team di Maranello dal secondo posto sono diventati 62 e, se le Mercedes continueranno a collezionare doppiette come hanno fatto nelle ultime gare (Hamilton deve vincere, a Rosberg è sufficiente arrivare secondo...), alle Rosse non basterà concludere terza e quarta in entrambe le gare rimaste nemmeno se Ricciardo e Verstappen non vedessero più il traguardo. E per quanto si è visto finora è un’ipotesi inverosimile. Cosa non ha funzionato? Ha funzionato tutto molto poco e c’è stata anche tanta sfortuna perché quando devi spingere per inseguire ogni cosa diventa più difficile. La SF16-H non è nata vincente e si è evoluta come un gambero orfana già a metà stagione del suo papà James Allison. Non c’è stata alcun area in cui la Ferrari era superiore alla concorrenza. La trazione non è mai stata perfetta, il carico aerodinamico non adeguato, poco attaccata al suolo sul veloce, non così agile e reattiva sui tracciati cittadini. Da questi aspetti dipende molto lo sfruttamento delle gomme e la Ferrari non è mai stata completamente a suo agio con nessun tipo di pneumatico. In qualifica peggio che in gara, con la Mercedes che aveva spesso una mescola di vantaggio e, soprattutto, quando serviva era in grado di andare più lunga a parità di mescola conservando un ritmo interessante. Con il freddo meglio che con il caldo, ma il Campionato gira il mondo seguendo l’estate. Nelle ultime gare il feeling con le coperture è sembrato migliore (Vettel ad Austin ha sfruttato bene le soft ad inizio gara), ma la Mercedes dopo il motore andato in fumo in Malesia ha alzato il piede e da quel momento i suoi due piloti non hanno più avuto la necessità di lottare l’uno contro l’altro. La Ferrari non è stata impeccabile nemmeno dal punto di vista dell’affidabilità e la power unit che tanto era progredita nel 2015 ha dovuto incassare il recupero della Renault montata sulle Red Bull di Daniel e Max. Maurizio Arrivabene è rimasto solido come una roccia, ma certo non è bastato. Almeno ha cercato di non perdere di vista la mission del Cavallino. «Contenti? - ha dichiarato in Texas quando Sebastian sembrava aver conquistato il podio - la Ferrari è felice quando vince». Fra le tante cose che non hanno funzionato anche i piloti sono apparsi un gradino inferiori rispetto alle squadre avversarie. Kimi ha fatto meglio degli anni precedenti senza però mai graffiare, a Sebastian è mancata la freddezza che un quattro volte campione del mondo dovrebbe avere nel dna.
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