L’AQUILA – Chiamate telefoniche a casa per concedere un rimborso del canone Rai, che poi si rivela una truffa. L'ultimo modo per cercare di frodare ignari cittadini è stato reso noto ieri dal Comune che segnala la falsa telefonata di un dipendente comunale. «A seguito di segnalazioni giunte da cittadini - ha scritto in un comunicato il Comune - rende noto che sono in corso tentativi di truffe telefoniche perpetrati da ignoti che contattano gli utenti per nome e per conto dell'ente comunale. Nel corso della chiamata il falso dipendente informa l'utente di essere beneficiario di un rimborso legato al pagamento del canone Rai e di aver bisogno delle coordinate bancarie, per poter procedere con l'inesistente ristoro delle somme».
LA TECNICA
E così da palazzo Margherita hanno fatto sapere che «il Comune segnalerà l'accaduto alle autorità competenti e quindi si invitano i cittadini a diffidare di simili telefonate o di altre chiamate sospetta dal momento che eventuali comunicazioni ai contribuenti, di qualsiasi genere, sono indirizzate ai destinatari attraverso comunicazioni formali, cartacee o elettroniche. Nessun dipendente del Comune è incaricato di contattare i contribuenti, per procedure legate al rimborso del canone Rai. Si raccomanda di non fornire per alcuna ragione dati sensibili e personali, come coordinate bancarie, carte di credito e anagrafici, e di segnalare eventuali chiamate sospette alle forze dell'ordine». Pare che la provincia sia stata presa di mira dai truffatori: qualche giorno fa, una falsa dipendente comunale di Tagliacozzo è riuscita a convincere la madre Badessa delle suore benedettine di clausura a versare 2.700 euro, tramite post-pay, su un altro contro postale. Tornando in città, sembra che ci sia stato un altro tentativo di truffa, sempre da un impiegato comunale. «Mi hanno telefonato per il contatore dell'acqua del Progetto case dove abitavo precedentemente - ha raccontato la vittima - sapevano il mio nome e il mio indirizzo. Dicendo che erano del Comune e aveva un accento napoletano. Visto il nostro rifiuto ha detto che richiamava, ma non ha più telefonato».
LA CAMPAGNA
Nel frattempo l'assessore comunale alle Politiche sociali, Manuela Tursini, ha ricordato che «nessun ente, quindi anche il Comune, chiede dati sensibili o restituzioni di somme per telefono.