Le banche chiudono in Abruzzo: sindacati a confronto

il convegno
di Daniela Rosone
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Giovedì 9 Giugno 2022, 14:53

L'AQUILA - In Abruzzo in dodici anni da 700 filiali di banche si è arrivati a 429. Negli ultimi anni si sono persi 2.700 posti diretti e circa 300 indiretti. Numeri allarmanti e un grido di allarme lanciato dai sindacati confederali che hanno voluto organizzare un momento di incontro all’Emiciclo anche per coinvolgere i sindaci in questo discorso.
A farne le spese sono soprattutto le aree interne che già sono spopolate. Manca un servizio per il cittadino ma anche per le imprese ed è un fatto che aumenta la disuguaglianza tra aree interne e costa. 
Il momento di approfondimento ha avuto come titolo “L’uguaglianza possibile, le banche nei comuni del futuro”. 

Negli ultimi anni, soprattutto nei comuni montani, si sta assistendo ad una desertificazione bancaria supportata da un nuovo modello di banca “on line” che prevede una chiusura massiva di sportelli e uffici che non sono ritenuti più interessanti e remunerativi. Ma così viene a mancare un punto di riferimento per le aziende e per i cittadini con difficoltà pure di accesso al credito da parte delle imprese.

Nella sua relazione il dottor Aldo Ronci, ricercatore, ha analizzato i dati che fotografano un sistema produttivo in difficoltà con un decremento di abitanti in Abruzzo negli ultimi anni che è di quasi il doppio del dato nazionale. 

Ad aprire i lavori sono stati Giulio Olivieri, segretario generale First Abruzzo Molise e Francesco Trivelli, coordinatore Fisac Cgil Abruzzo e Molise.
Tanti gli interventi perchè dopo l’analisi dei dati c’è stato anche spazio per una tavola rotonda. 


“Le banche devono tornare nel territorio per svolgere la loro funzione di banche - ha detto ad esempio Carmine Ranieri segretario generale Cgil Abruzzo Molise - il periodo è complesso e la crisi economica è forte.

Le imprese hanno bisogno di banche vicine e anche i cittadini. Il modella della banca digitale per noi non funziona”.

Gianni Notaro, segretario generale Cisl Abruzzo e Molise, nel commentare i numeri, ha aggiunto che tutto ciò sta passando in silenzio e per l’economia regionale è un danno irreparabile. Per questo bisogna porre un freno a questo trend e le istituzioni devono tenere alta l’attenzione.

“Chiedo ai politici - ha detto Fabrizio Truono segretario confederale Uil Abruzzo - un impegno per fare un discorso comune e per cercare di tornare a rendere attrattivo il territorio e le zone interne, le capacità per farlo ci sono, anche alla luce delle ingenti risorse che arrivano dal Pnrr e da altri canali che ci permetteranno di fare una programmazione di rilancio del territorio”. 

Il dibattito è stato ricco di spunti e riflessioni anche grazie ai contributi, poi, del presidente di Abruzzo Sviluppo Stefano Cianciotta, di Domenico Zocco della segreteria Uil.Ca Abruzzo, del segretario nazionale Fisac Cgil Nino Baseotto. 

Insomma la battaglia deve essere unica per evitare altri danni e secondo il presidente ANCI Abruzzo Gianguido D’Alberto deve passare un nuovo messaggio, quello che l’Abruzzo è una terra competitiva con tante possibilità. 
Il problema della chiusura degli sportelli incide non poco anche sulla socialità di tanti piccoli comuni abruzzesi. 
 

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