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“Di cosa abbiamo più bisogno ora? Per la casa sempre di lenzuola, coperte, tovaglie, asciugamani: vanno via subito. Per l’abbigliamento uomo di taglie S e M, le più richieste. Poi indumenti bimbo 3-7 anni e le scarpine, dal numero 29 al 31”.
Quello prima di Natale alla Casa dei dritti sociali della Tuscia (Cds) è un periodo più intenso del solito. L’associazione di volontariato riceve dai donatori vestiario usato e lo distribuisce ai bisognosi, “dall’intimo, con le dovute accortezze, ai cappotti: per tutte le età”. Alla sede di via del Pavone, civico 40, arrivano a bussare fino a 15 utenti al giorno. “Sono famiglie, singoli, molti padri separati e senzatetto. Giovani e anziani. L’accesso è libero e a burocrazia zero”. Non serve Isee per riconoscere la povertà estrema. “Se queste persone vengono qui è perché hanno bisogno”, dice la presidente Chiara De Carolis. Gli utenti arrivano da soli - l’associazione è attiva da 10 anni - o inviati da altre realtà con le quali Cds collabora: Comuni, Caritas, Emporio solidale e altre. “E' capitato di essere chiamati dalla Asl per una persona ricoverata che non aveva vestiti”.
In via del Pavone passa tutto il mondo: dal Pakistan al Bangladesh, dallo Sri Lanka al Perù. Beneficiari di 33 nazionalità. Gli italiani sono il terzo gruppo (24). I senegalesi in genere i più numerosi, stavolta superati dai nigeriani: 39. Altri numeri: ripartiti 14mila chili di abbigliamento nel 2022. Non solo vestiti. “Distribuiamo tutto quello che viene donato e che le persone ritengono utile per loro”, spiega Luciana, una volontaria. Anche alimenti: quasi duemila chili. “Ogni anno partecipiamo alla colletta alimentare – dice Filippo, un altro volontario -. L’ultima il 26 novembre e poi c’è stata la giornata del dono nelle scuole. Con questo cibo abbiamo iniziato la consegna di circa 130 pacchi natalizi, circa 7 chili ciascuno: pasta, legumi, pelati, latte, biscotti, farina, tonno, carne in scatola, dentifricio, shampoo. Altre donazioni più piccole arrivano durante l’anno”. Poi c'è il reparto stoviglierie: piatti, bicchieri, pentole. E quello per i bambini: carrozzine, lettini.
La sede è in locali comunali, aperta di mattina dal lunedì al venerdì, il mercoledì anche di pomeriggio. A servire le persone anche tre giovani del Servizio civile: Elena (20 anni), Aurora (22), Martina (24). Gli spazi limitati, ma sfruttati al massimo. I clienti possono scegliere. “Tutto è suddiviso per taglie e modelli”, dice Filippo, che è ex commerciante di abbigliamento. “Il cambio di stagione è impegnativo, ma lo faccio con piacere. Spesso i vestiti ci arrivano già lavati. Se hanno camminato parecchio li mando al riciclo". I donatori sono generosi e numerosi: “Una rete consolidata”. Le regole chiare: “Ogni beneficiario può tornare ogni 15/20 giorni”. Far combaciare domanda e offerta non è semplice: “Secondo le disponibilità contingentiamo i capi per accontentare tutti. Se qualcosa non c’è, lanciamo un appello tramite i nostri canali e arrivano donazioni ad hoc”.
L’idea è un supporto totale della persona: “Accoglienza, vestiario, orientamento ai servizi, ricerca lavoro e corsi di lingua. Per molti il nostro aiuto corrisponde solo a un momento di difficoltà. Da beneficiario c’è anche chi diventa volontario. Ma ci sono anche tante persone per cui la povertà è una condizione perenne”, conclude Chiara De Carolis.
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