“Di cosa abbiamo più bisogno ora? Per la casa sempre di lenzuola, coperte, tovaglie, asciugamani: vanno via subito. Per l’abbigliamento uomo di taglie S e M, le più richieste. Poi indumenti bimbo 3-7 anni e le scarpine, dal numero 29 al 31”.
Quello prima di Natale alla Casa dei dritti sociali della Tuscia (Cds) è un periodo più intenso del solito. L’associazione di volontariato riceve dai donatori vestiario usato e lo distribuisce ai bisognosi, “dall’intimo, con le dovute accortezze, ai cappotti: per tutte le età”. Alla sede di via del Pavone, civico 40, arrivano a bussare fino a 15 utenti al giorno. “Sono famiglie, singoli, molti padri separati e senzatetto. Giovani e anziani. L’accesso è libero e a burocrazia zero”. Non serve Isee per riconoscere la povertà estrema. “Se queste persone vengono qui è perché hanno bisogno”, dice la presidente Chiara De Carolis. Gli utenti arrivano da soli - l’associazione è attiva da 10 anni - o inviati da altre realtà con le quali Cds collabora: Comuni, Caritas, Emporio solidale e altre. “E' capitato di essere chiamati dalla Asl per una persona ricoverata che non aveva vestiti”. I numeri in aumento: “Quest’anno 248 nuove tessere su un totale di 1985, l’anno scorso erano state un centinaio. In maggioranza sono persone in transito, migranti, Però un aumento generale c’è stato comunque. Sul dato di quest’anno incide anche la guerra, 67neo tesserati sono ucraini”.
In via del Pavone passa tutto il mondo: dal Pakistan al Bangladesh, dallo Sri Lanka al Perù.
La sede è in locali comunali, aperta di mattina dal lunedì al venerdì, il mercoledì anche di pomeriggio. A servire le persone anche tre giovani del Servizio civile: Elena (20 anni), Aurora (22), Martina (24). Gli spazi limitati, ma sfruttati al massimo. I clienti possono scegliere. “Tutto è suddiviso per taglie e modelli”, dice Filippo, che è ex commerciante di abbigliamento. “Il cambio di stagione è impegnativo, ma lo faccio con piacere. Spesso i vestiti ci arrivano già lavati. Se hanno camminato parecchio li mando al riciclo". I donatori sono generosi e numerosi: “Una rete consolidata”. Le regole chiare: “Ogni beneficiario può tornare ogni 15/20 giorni”. Far combaciare domanda e offerta non è semplice: “Secondo le disponibilità contingentiamo i capi per accontentare tutti. Se qualcosa non c’è, lanciamo un appello tramite i nostri canali e arrivano donazioni ad hoc”.
L’idea è un supporto totale della persona: “Accoglienza, vestiario, orientamento ai servizi, ricerca lavoro e corsi di lingua. Per molti il nostro aiuto corrisponde solo a un momento di difficoltà. Da beneficiario c’è anche chi diventa volontario. Ma ci sono anche tante persone per cui la povertà è una condizione perenne”, conclude Chiara De Carolis.