Nuove adesioni alla manifestazione contro le infiltrazioni della criminalità organizzata, quella di stampo mafioso, a Viterbo e provincia. Dopo quelle dei giorni scorsi, in...
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«Unindustria aderisce con molta convinzione alla manifestazione per dire no alla mafia promossa dai sindacati - dichiara Stefania Palamides, presidente Unindustria Viterbo - Il nostro sostegno nasce dalla consapevolezza che un’economia forte e sana possa crescere, diventando sempre più competitiva, solo attraverso il pieno e totale rispetto delle leggi. Siamo altresì convinti che Viterbo e il suo territorio abbiano già in sé gli anticorpi per contrastare questo fenomeno criminale».
La Federlazio, l’associazione della Piccola e media impresa, con il presidente viterbese Gianni Calisti si unisce «con ferma convinzione e passione civile all’invito delle forze sociali a scendere in piazza. Per dire che Viterbo e il suo territorio sono dalla parte della legalità, gridare il nostro “NO” a forme di ingerenza e intimidazione da parte della criminalità organizzata».
Anche l'Arci Viterbo, in relazione a sicurezza e legalità, aderisce e alla manifestazione sottolineando come «sempre di più una politica brutale nei confronti dei poveri, specialmente se stranieri» si fa strada, mentre intorno «nascono fenomeni criminali di tutt’altro tipo che interessano quell’area grigia dominata da interessi economici. Portiamo anche nella discussione pubblica questi temi per rendere visibile una reazione della società viterbese rispetto ai problemi che ci troviamo ad affrontare».
L’Adoc viterbese (Associazione difesa e orientamento consumatori) sarà alla fiaccolata contro la mafia. Mauro Belli presidente provinciale e consigliere della Camera di commercio anche per le associazioni consumatori Adiconsum e Lega consumatori, «si adopererà per una partecipazione di tutte le altre associazioni di categoria, dell’artigianato, del commercio, dell’industria, delle Pmi, dell’agricoltura, servizi finanziari e delle banche, i cui iscritti spesso sono il bersaglio della mafia e della malavita».
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Il Messaggero