Omicidio Polizzi, la sentenza: ergastolo confermato al killer, 18 anni al figlio. Il papà di Alessandro: «Era un ragazzo straordinario, nessuno l'ha dimenticato»

Riccardo e Valerio Menenti durante la lettura della sentenza di secondo grado
PERUGIA - La sentenza arriva poco dopo le 18: la corte d'assise d'Appello, presieduta da Giancarlo Massei, conferma la condanna all'ergastolo in primo grado per...

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PERUGIA - La sentenza arriva poco dopo le 18: la corte d'assise d'Appello, presieduta da Giancarlo Massei, conferma la condanna all'ergastolo in primo grado per Riccardo Menenti, mentre condanna il figlio Valerio a diciotto anni di reclusione. In primo grado, il giovane tatuatore, accusato di essere il mandante dell'omicidio di Alessandro Polizzi e del tentato omicidio di Julia Tosti ad opera del padre Riccardo nella notte tra il 25 e 26 marzo 2013 in via Ettore Ricci, era stato condannato a 27 anni. 


Secondo quanto si apprende dalla lettura del dispositivo, a Valerio è stata tolta l'accusa di tentato omicidio di Julia e l'aggravante della crudeltà. Mentre l'avvocato Manuela Lupo, difensore di Valerio, aspetta la lettura delle motivazioni per «predisporre tutto il necessario per la Cassazione» contestando una sentenza considerata «via di mezzo tra colpevolezza e assoluzione che deve essere motivata» i legali delle famiglie Polizzi e Tosti Luca Maori, Donatella Donati, Nadia Trappolini e Giovanni Rondini si dicono «soddisfatti per una sentenza che sostanzialmente ha confermato l'impianto accusatorio».

«Soddisfatto? Alessandro non ce lo riporta più indietro nessuno, e solo quella sarebbe stata la vera giustizia - dice Giovanni Polizzi, il papà di Alex -. Diciamo che sono soddisfatto come può essere soddisfatto un papà e una famiglia che da tre anni va a trovare il proprio figlio al cimitero e non in un qualsiasi altro posto al mondo. Ma proprio pensare a lui dà a tutti grande forza: era un ragazzo straordinario e generoso, e le dimostrazioni di affetto continue che riceviamo nonostante sia passato parecchio tempo da quella maledetta notte sono lì a confermarcelo». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero