La strage di ragazzi, a Gubbio corteo di moto per accompagnare Alessio

Il corteo di moto per Alessio Gigli
Un corteo degli amici con le moto, con alla testa il padre Rodolfo in...

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Un corteo degli amici con le moto, con alla testa il padre Rodolfo in sella a quella del figlio, ha accompagnato ieri nel tardo pomeriggio il carro funebre di Alessio Gigli, il giovane morto sabato notte in un incidente stradale sulla Pian d'Assino. La salma del ragazzo dall'ospedale di Branca ha raggiunto la chiesa Madre del Salvatore a Madonna del Ponte dov'è stata allestita la camera ardente e dove oggi alle 15 verranno celebrati i funerali. Il magistrato Paolo Abbritti ha dato il nulla osta consegnando il corpo ai familiari senza disporre l'autopsia, mentre sulla dinamica dell'incidente sono in corso accertamenti. Potrebbe averlo tradito un colpo di sonno, oppure un malore, una distrazione o la velocità, fatto sta che l'auto ha sbandato e s'è infilata dritta contro il guard rail e la segnaletica dell'uscita di San Marco, in direzione Gubbio, finendo la corsa contro un muretto dove il giovane ha trovato la morte sul colpo. Si susseguono testimonianze e ricordi, con il cordoglio che raggiunge ora dopo ora il padre, la mamma Barbara e la sorella Giulia. Sui social il filo conduttore è il ricordo di un ragazzo solare, sorridente, disponibile e affettuoso che faceva sempre brillare gli occhi azzurri e la voglia di vivere. Non si è fatto mai mancare nulla nelle esperienze, sul lavoro di elettricista a Umbertide fino alla passione sportiva per i motori con il campionato italiano pit bike che l'assorbiva nel cercare di raggiungere le vette, con le tante amicizie e l'orgogliosa appartenenza ceraiola sotto le stanghe del Cero di Sant'Ubaldo, fino alle attenzioni per la fidanzata che sabato notte aveva riaccompagnato a Sigillo per poi fare ritorno a casa dove purtroppo non è mai arrivato. Avrebbe compiuto 26 anni il prossimo 24 settembre con tanti progetti e sogni. Il ricordo è struggente nel vissuto che è memoria: «Eri soltanto un ragazzino quando sei entrato a far parte della famiglia Qlinicue - scrive Giordano Babucci -, in tutti questi anni hai contribuito in maniera significativa a costruire mattone dopo mattone il nostro progetto. Il nostro sogno e in parte anche il tuo, col sorriso ogni momento, con tanto impegno, sacrificio, passione e senza mai chiedere niente in cambio perché a te bastava un grazie sincero e un abbraccio per essere felice. Sei diventato un amico vero, leale, un ragazzo che si è fatto sempre volere bene da tutti».

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Il Messaggero