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PERUGIA Per il terzo giorno la curva epidemica fornisce timidi segnali di stabilità ma con quasi 3.800 contagi emersi venerdì, 2.700 circa certificati da tampone rapido. Dopo il picco registrato il 5 gennaio, con 2.250 casi settimanali per 100mila abitanti, ieri l’incidenza è scesa a 2.054. La prossima settimana sarà decisiva per capire l’evoluzione della curva e gli effetti sugli ospedali che ospitano oltre 200 pazienti Covid: al limite le terapie intensive, a Perugia sono 87 i pazienti in area medica, con l’azienda che deve fare i conti con decine di contagi tra i sanitari. Sullo sfondo si muova la profilassi, sostenuta dalle dosi booster, 8.200 quelle somministrate venerdì, con l’obbligo vaccinale per gli over 50 che per ora non ha prodotto alcuno scatto, con 32.500 assistiti in tale fascia privi di copertura.
Con l’ultimo caso letale, un “grande anziano” non vaccinato residente a Porano, salgono a 18 le vittime Covid di gennaio, il dato più alto degli ultimi sei mesi, novembre escluso (26 decessi). Gli indicatori di gravità dell’epidemia iniziano quindi a preoccupare considerando anche i 14 ingressi in ospedale dove la situazione comincia a disegnare contorni da “scenario 5” con l’attivazione di nuovi posti letto e Covid-hospital. In particolare al Santa Maria della Misericordia, si contano 87 posti letto e anche i 16 “creati” nei giorni scorsi sono stati quasi tutti occupati. Ma si teme anche per decine di contagi diffusi tra gli operatori sanitari. Tra venerdì e sabato mattina a livello regionale sono stati registrati 10 ingressi in area medica, reparti nei quali ora figurano 192 pazienti, e 4 in terapia intensiva dove sono 12 i posti letto occupati. Al riguardo, la Regione ha fatto sapere che 8 dei degenti critici non sono vaccinati, uno è coperto solo da prima dose, gli altri tre hanno completato il ciclo ma sono affetti da gravi comorbidità.
A proposito di profilassi, in Umbria tra gli over 50, fascia d’età più a rischio secondo le valutazioni che hanno portato il Governo a disporre l’obbligo vaccinale, si contano 32.492 assistiti non vaccinati (dati della struttura commissariale centrale), pari al 7,5% della platea eleggibile. Sono invece 7.364 le persone che hanno ricevuto solo la prima dose mentre in oltre 128mila devono ancora sottoporsi al booster, copertura che interessa il 71,6% degli immunizzati con ciclo primario. Nella fascia 20-49 anni i “no-vax” sono 35.064, pari all’11,9% della popolazione di tale classe di età nella quale la dose booster è stata iniettata al 29,3% degli immunizzati. La profilassi ha comunque ripreso un ritmo abbastanza sostenuto con quasi 10mila iniezioni effettuate venerdì e oltre 3.300 nuovi vaccinati nell’ultima settimana, 1.400 dei quali nella fascia 5-11 anni nella quale l’11,5% dei bambini è coperto con prima dose (13,3% in Italia). Nessuna corsa, per ora, tra gli over 50, con appena 472 nuovi vaccinati tra il 1° e il 7 gennaio.
La vaccinazione è considerata una delle armi per tentare di arginare tale fase epidemica che per il consulente del ministero della Salute, Walter Ricciardi, potrebbe portare a un “gennaio catastrofico” per l’effetto combinato di più varianti.
Il Messaggero