«Artigiani, le regole per uscire dalla crisi del coronavirus»

artigiano al lavoro
PERUGIA Una ripartenza con regole chiare, all’insegna di semplificazione e alleggerimento fiscale. La fase due di Cna Umbria inizia da quelle imprese per le quali va salvata...

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PERUGIA Una ripartenza con regole chiare, all’insegna di semplificazione e alleggerimento fiscale. La fase due di Cna Umbria inizia da quelle imprese per le quali va salvata la stagione e il futuro, dal tessile alle costruzioni. Nell’idea del direttore generale Roberto Giannangeli, c’è una ripartenza condivisa da progettare in un tavolo regionale di coordinamento per la sicurezza nei luoghi di lavoro.

Giannangeli, le imprese chiedono di lavorare.
«Col fenomeno coronavirus dovremo conviverci e chiediamo che tutte le imprese riaprano, a partire dal manifatturiero che rischia di perdere clienti e un’intera stagione. Nella moda quella estiva è compromessa e l’autunno-inverno rischia di saltare se non partono i campionari. Va sbloccata anche l’edilizia che da aprile a settembre realizza il 70% del fatturato e rischia di perdere un anno di lavoro, affossando l’intera filiera».
Cosa proponete per accelerare i tempi?
«In base alla fase due nazionale, a livello regionale bisognerà coordinare le attività necessarie per la ripresa. Pensiamo a un tavolo di coordinamento sulla sicurezza sanitaria nel lavoro, composto da parti sociali ed enti di controllo, che armonizzi regole e aspetti organizzativi. Questo affinché le aziende adottino protocolli di sicurezza sulla base di linee guida condivise e con dispositivi di protezione disponibili. L’alternativa è una ripartenza “a strattoni” nella quale non tutti rispettano le regole, rischiando di ridare spazio al contagio».
Questo varrebbe anche per i servizi alla persona?
«Sento dire che saranno gli ultimi perché non rispettano le distanze: ma se indossano guanti e mascherine, sterilizzano gli strumenti e ricevono solo su appuntamento? O è meglio farsi fare i capelli da un abusivo che gira per i palazzi?» .
Sono sufficienti le misure per sostenere la liquidità?
«Vanno nella giusta direzione, ma le procedure vanno semplificate e si è persa un’occasione per valorizzare i Confidi che, tuttavia, pensiamo saranno richiamati in causa. Il sistema bancario regionale da solo non credo possa, in poco tempo, garantire migliaia di finanziamenti al giorno. Come Confidi, a breve proporremo strumenti innovativi».
Sul versante fiscale bastano sospensione delle scadenze ed eliminazione del limite di fatturato?
«Se pensiamo alle imprese rimaste chiuse, no. A partire da quelle turistiche che dopo aver saltato la stagione pasquale e con una stagione estiva ai minimi termini all’orizzonte, non potranno sostenere la tassazione locale, che resta elevata. Come potranno pagare l’intero carico di Imu e Tari? Per ridurre la pressione fiscale, il governo potrebbe consentire ai Comuni di utilizzare il fondo svalutazione crediti di dubbia esigibilità: rischia di essere alimentato da importi che le imprese non potranno pagare mai».
Un altro scoglio resta la burocrazia.
«Si parla di semplificazione da oltre vent’anni e ora sarebbe decisiva per l’edilizia che, con export e manifatturiero in calo, turismo meno incisivo sull’economia regionale, può essere l’unico settore anticiclico. Ma vanno snellite le norme sugli appalti pubblici (sospensione codice) e gli enti locali dovrebbero adottare procedure semplificate per l’affidamento dei lavori cantierabili. Se per autorizzare un nuovo edificio servono due anni e per costruirlo otto mesi, certe tempistiche restano incompatibili».
L’emergenza sanitaria ha rilanciato la digitalizzazione.

«Il sistema imprenditoriale si sta digitalizzando per necessità e anche dalla pubblica amministrazione vediamo una risposta diversa: ci sono strutture che fino a qualche settimana fa funzionavano al rallentatore e oggi sono realmente operative. Anche il settore pubblico si sta adattando a una situazione che richiede tempi più stretti».
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Il Messaggero