Caso Duchini, cartello choc davanti al tribunale di Firenze

Il cartello
PERUGIA - «A Perugia ho incontrato delinquenti infiltrati nelle istituzioni. Terzietà». È questo il violento messaggio, assolutamente da...

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PERUGIA - «A Perugia ho incontrato delinquenti infiltrati nelle istituzioni. Terzietà». È questo il violento messaggio, assolutamente da stigmatizzare, comparso ieri mattina a Firenze a pochi metri dall'ingresso principale del tribunale. Dove era in programma la seconda udienza del processo per corruzione all’ex procuratore aggiunto Antonella Duchini.

Due cartelli legati a un segnale stradale in via Alessandro Guidoni che è ragionevole supporre si riferissero proprio all'inchiesta che parla pure di rivelazione di segreto d’ufficio, abuso d’ufficio e peculato e che vede sotto accusa anche gli ex carabinieri del Ros Orazio Gisabella e Costanzo Leone, il carabiniere Fabio Sinato, il dottor Ignazio Pusateri, l’industriale Carlo Colaiacovo, l’imprenditore Valentino Rizzuto e l’avvocato Pietro Gigliotti. E se chiaramente il messaggio affisso da un ignoto (al momento) non può e non deve gettare ombre e fango sulle istituzioni, ricordando anche come la verità giudiziaria arrivi solo dopo la Cassazione, è questo un altro segnale di quanto il procedimento contro l'ex numero due di via Fiorenzo Di Lorenzo (ora in pensione) sia ricamato anche da veleni, pressioni, lotte di potere. In una storia che intreccia una nuova dinasty eugubina, con una mai sopita faida familiare, ad accuse – secondo la ricostruzione del procuratore aggiunto di Firenze Luca Turco e del sostituto Leopoldo De Gregorio – di mazzette e gestione interessata del sistema giustizia.


E se fuori dal tribunale l'aria era così elettrica, in aula, invece, davanti al collegio presieduto da Ettore Nicotra (a latere Paola Belsito e Alessio Innocenti) le tre ore di udienza sono passate per correggere mere questioni preliminari. Si entra nel vivo ormai a settembre, tra costituzione di parti civili e ammissibilità o meno delle intercettazioni: il gup aveva dato l'ok solo per quattro conversazioni, un buon precedente per le difese degli imputati ma non è detto che il tribunale decida allo stesso modo. Da novembre a febbraio calendario fitto per ascoltare circa 400 testimoni. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero