Perugia, ragazzini schiavi dell'alcol: «In ospedale a "smaltire" la sbornia e poi a casa con i genitori»

Perugia, ragazzini schiavi dell'alcol: «In ospedale a "smaltire" la sbornia e poi a casa con i genitori»
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PERUGIA - «Vanno in ospedale a smaltire la sbornia. Poi, una volta che si sono ripresi, tornano a casa con mamma e papà giurando che è la prima volta che bevono e che non sanno cosa sia loro successo...magari per alcuni è vero, sicuramente non per tutti». Parole pesanti, e non dette a caso. Perché sono le parole di chi giovani e giovanissimi li vede molto da vicino nei fine settimana di eccessi, soprattutto col bere. Fatti di corse in ospedale e ore passate tra il pronto soccorso e qualche barella per riprendersi. 


Eccessi che la pandemia ha in qualche modo limitato ma non bloccato del tutto. Lo racconta la strada. L’ultimo caso è quello di un ragazzino di appena 15 anni arrivato sabato pomeriggio all’ospedale Santa Maria della Misericordia in stato di intossicazione alcolica, giunto direttamente dalla zona di piazza Matteotti. Una delle aree in cui si sviluppa, da anni, la movida dei giovanissimi assieme via Baglioni, via Oberdan e il Pincetto. Il ragazzino, dopo qualche ora sotto osservazione, è fortunatamente potuto tornare a casa in serata assieme alla madre.

Ma la strada racconta anche altro: racconta di fine settimana in centro ma anche nei parchi in cui il consumo di alcolici accompagna le ore che i più giovani passano assieme. «Il parco sotto casa durante il fine settimana è imbarazzante - dice un residente della zona di Ellera -. Un vero e proprio “cimitero” di bottiglie di birra e altri alcolici, testimonianza di quanto i giovani possano bere e di come il problema sia tutt’altro che da sottovalutare». Situazioni simili altri residenti, quelli intorno al parco Chico Mendez, le raccontano da mesi. Anche quando si era in piena zona rossa e anche solo per uscire di casa erano necessarie «comprovate esigenze».

Situazioni che poi in alcuni casi finiscono direttamente in ospedale. «La pandemia ha in parte rallentato questo processo, ma è chiaro che l’arrivo della primavera e il progressivo venire meno delle restrizioni sta riproponendo la questione - continua ancora chi i più giovani spesso li soccorre e che preferisce rimanere anonimo -. Questo non significa certo che le severe misure anti pandemia siano da ripristinare, ma “semplicemente” che i ragazzi sono di nuovo fuori controllo. Il caso di sabato scorso non è isolato, il fine settimana c’è sempre qualcuno che sta male con l’alcol. E nascondere o minimizzare il problema non fa bene a nessuno».

 

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Il Messaggero