Agostina Belli a Live non è la D'Urso: «Il Mostro di Milano uccise mia madre e la sua amica»

Agostina Belli a Live non è la D'Urso: «Il Mostro di Milano uccise mia madre e la sua amica»
«Un delitto sicuramente dettato dalla rabbia e la passione» racconta Agostina Belli nel salotto di Live non è la D'Urso. La madre fu uccisa nel...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
159,98€
40€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
79,99€
19€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
 
MENSILE
6,99€
1€ AL MESE
Per 6 mesi
SCEGLI ORA

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
6,99€
1€ AL MESE
Per 6 mesi
SCEGLI ORA
ANNUALE
79,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
159,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 6 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno

«Un delitto sicuramente dettato dalla rabbia e la passione» racconta Agostina Belli nel salotto di Live non è la D'Urso. La madre fu uccisa nel 1970 nella pensione da lei gestita, da un assassino che non ha ancora identitàUna nuova indagine accosterebbe il suo delitto a quello di altre sei donne, e il colpevole sembrerebbe essere il Mostro di Milano, un assassino ancora senza nome. Dopo quasi cinquant'anni un criminologo ha messo in relazione i delitti e lanciato nuove ipotesi per una eventuale riapertura del caso. 

Prosegue la Belli davanti a Barbara D'Urso: «Alla fine delle indagini ci dissero che non avevano trovato l'assassino e che avrebbero chiuso il caso. Ci accompagnarono a casa di mia mamma e tolsero i sigilli. Per un anno intero non siamo potuti andare nel suo appartamento. Quando siamo entrati in quella casa buia e capovolta ci ha fatto strano. Però abbiamo notato un particolare su due bicchieri che la polizia aveva analizzato, ma erano prove che erano rimaste lì, invece di essere sigillate. Mi hanno minacciato in passato, ho preso un detective privato continuando a indagare, ma ho cominciato a ricevere minacce. Mi uccisero il cane, avvelenandolo. Poi mi hanno rubato la macchina, dopo un po' arrivarono delle voci camuffate alla segreteria che mi intimavano di smettere di fare indagini e interviste, dicendo che avrei fatto la fine di mia madre».

Dopo tanti anni arriva questa nuova fase delle indagini: «Ho smesso in passato, fino a oggi. Chiedo la riapertura delle indagini di queste sette donne, che hanno famiglia, fratelli, mariti, che aspettano da cinquant'anni notizie. Con le metodologie che abbiamo oggi questi cold case potrebbero essere risolti». 

 

Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero