Wolfsberger-Roma, Pastore di "buon" è rimasto poco

Wolfsberger-Roma, Pastore di "buon" è rimasto poco
’immagine più nitida, e probabilmente più triste della partita della Roma in Austria, è l’uscita dal campo, a una quindicina di minuti dalla fine,...

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’immagine più nitida, e probabilmente più triste della partita della Roma in Austria, è l’uscita dal campo, a una quindicina di minuti dalla fine, di Javier Pastore, forse l’uomo più atteso della squadra B di Paulo Fonseca, per favorire l’ingresso di Mirko Antonucci. Cioè di un ragazzino che la società giallorossa nei mesi passati non è riuscita a piazzare, ovviamente in una serie inferiore, dopo l’annataccia a Pescara. A quel punto, si è avuta la certezza, praticamente matematica, che l’argentino, raramente visibile durante il gioco, non è più un calciatore da palcoscenici importanti. Troppo non atleta, ormai, per potersi esibire con personalità e continuità in partite che non siano amichevoli di inizio stagione. Il piede c’è, le gambe no. Un problema, ne converrete, per un club che lo paga fior di milioni e che in cambio non riceve nulla o quasi. La prova del Flaco, al di là di qualche lampo tecnico, non ha regalato uno straccio di speranza per il futuro. La Roma, lo ha indirettamente “confermato” lo stesso ds Petrachi, nell’ultimo calciomercato ha cercato in ogni modo di privarsi dell’ex Psg, ma non ha trovato alcun acquirente disposto ad accollarsi un giocatore scarico atleticamente e dallo stipendio esagerato. Così, Pastore è rimasto alla Roma, per farsi sostituire all’occorrenza addirittura dall’acerbo Antonucci.

OCCHIO ALL’ITALIA

Un cambio che, qualora ce ne fosse stato bisogno dopo aver contato otto novità rispetto a Lecce, ha sentenziato che adesso c’è il campionato in testa ai pensieri della Roma. Significativo, ad esempio, il non ingresso in campo di Dzeko al posto di Kalinic, lontanissimo dalla forma migliore, o dell’irritante, deludente, presuntoso Kluivert. Ci può stare, però, perché in questo momento, considerato anche il format della Europa League, appare nettamente più importante l’impegno di domenica in campionato contro il Cagliari. Perché l’obiettivo dell’azienda Roma, si sa, è tornare a fine anno in Champions. Certo, anche vincendo l’Europa League si centrerebbe il traguardo, ma per arrivare alla finale di Danzica si può anche non vincere la seconda partita dei gironi. Non battere il Cagliari all’Olimpico sarebbe più dannoso. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero