Ventura: «Nazionale? Non posso parlare di qualcosa che non c'è»

Ventura: «Nazionale? Non posso parlare di qualcosa che non c'è»
«Faccio melina? No, ho imparato ad essere sincero, che è diverso. Mi si chiede solo di qualcosa che non c'è, quindi è evidente che non posso parlare...

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«Faccio melina? No, ho imparato ad essere sincero, che è diverso. Mi si chiede solo di qualcosa che non c'è, quindi è evidente che non posso parlare di qualcosa che non c'è. Mi sento di dire che giustamente la Federazione sta facendo delle valutazioni, una volta che avrà deciso, lo avrà fatto per il bene della nazionale, quindi in bocca al cupo a chiunque sarà il ct». Sono le parole di Giampiero Ventura sulla possibilità di sedersi sulla panchina dell'Italia. Il tecnico lascerà comunque sicuramente Torino ma giudica molto positivo i sui anni in granata. «Al Torino sono stati 5 anni che in Italia sono una rarità -ha detto Ventura a Sky Sport-. Eravamo partiti da una situazione non facilissima, da un momento di depressione generalizzata, c'è soddisfazione, siamo partiti da poco, abbiamo ricostruito tante cose, un'immagine, l'entusiasmo dei tifosi, la voglia di sentirsi di nuovo granata. Abbiamo iniziato, pur giocando in serie B, mandando Ogbonna prima in nazionale e poi alla Juventus, abbiamo finito con Zappacosta, Benassi in nazionale e il ritorno di Immobile in nazionale, è mancata la chicca su Belotti che avrebbe potuto aggregarsi ma è solo rimandato. È una scommessa vinta, lui dal non giocare a Palermo è venuto qua ed è stato l'italiano con il maggior numero di gol nel girone di ritorno». Il tecnico lascia una buona squadra ed una società sana. «La società in primis con il presidente ha intrapreso questa strada, le plusvalenza avvengono attraverso il lavoro, e pur avendo fatto buone plusavalenze vendendo Immobile, Cerci, Ogbonna, D'ambrosio, Darmian, il Torino oggi ha una rosa con 8-9/11 sotto i 23 anni e mentre vendeva programmava e investiva. È stato fatto un lavoro importante ed è delle società con il bilancio più attivo del campionato».
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Il Messaggero