Il tennis italiano vola sulle ali dell'entusiasmo. Quell'entusiasmo che, a dire la verità, ha caratterizzato l'intera annata del tennis maschile ma che adesso...
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Pietrangeli: «Sinner? Nessun azzurro era così forte alla sua età nemmeno io...»
Cinque anni prima di Sinner e diverse centinaia di chilometri più a Sud, a Roma per la precisione, è nato Matteo Berrettini che in questi giorni sta giocando le Atp Finals a Londra, terzo italiano a riuscirci dopo i miti Panatta e Barazzutti. Anche per Matteo, a gennaio, le prospettive stagionali non contemplavano la possibilità di salire su un aereo destinazione Regno Unito. Invece, zitto zitto, Berrettini è riuscito a realizzare l'impossibilecon una favolosa scalata a suon di risultati. Due tornei vinti, otto semifinali raggiunte in totale tra cui quella prestigiosissima agli Us Open e un ottavo di finale a Wimbledon. «Già mi faceva impressione essere tra i primi 50 del mondo, figuriamoci tra i primi 8 - dice Matteo - non ho ancora realizzato bene quando sta accadendo». Diceva Matteo a inizio Masters. Poi sono arrivate le sconfitte con Djokovic e Federer. Roba che ti fa perdere le motivazioni? Macché. «Sono soddisfatto, per quanto lo si possa essere dopo una sconfitta – ha detto oggi Matteo dopo il ko con King Roger - Quando sono rientrato negli spogliatoi la prima cosa che ho detto al mio team è che voglio riuscire a battere questi campioni. Oggi penso di aver dimostrato che posso giocarmela. Ma, con tutto il rispetto, voglio di più».
Berrettini a Londra senza timori reverenziali: «Non vedo l'ora di giocare»
Matteo è già pronto per competere con i migliori. Jannik ha bisogno ancora di due o tre anni, forse cinque per essere competitivo con i top ten. Ma una cosa sembra certa, ad oggi. Dopo anni a “invidiare” i successi delle ragazze, l'Italtennis al maschile si prepara a un futuro radioso. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero