Sinner e Berrettini, il tennis italiano prenota il futuro

Jannik Sinner e Matteo Berrettini
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Martedì 12 Novembre 2019, 19:58 - Ultimo aggiornamento: 20:14

Il tennis italiano vola sulle ali dell'entusiasmo. Quell'entusiasmo che, a dire la verità, ha caratterizzato l'intera annata del tennis maschile ma che adesso si allunga come un raggio di sole anche sul futuro. Un futuro che ha i nomi di Jannik Sinner, 18 anni, e Matteo Berrettini, 23, già numero 8 del mondo. Partiamo dal ragazzino di San Candido. Erroneamente accostato a Seppi da molti – condivide con Andreas i luoghi natii, ma le similitudini finiscono qui – l’altoatesino è stato protagonista di un 2019 da favola, iniziato da numero 549 del mondo e chiuso da numero 95 e, soprattutto, con la prestigiosa vittoria alle Next Gen Finals di Milano. Jannik, non c'è dubbio, per la sua età è indiscutibilmente un fenomeno. Se escludiamo un gioco di volo ancora un po’ scolastico (ma i margini di miglioramento sono enormi vista la giovanissima età), non gli manca nulla: servizio potente (oltre i 200 orari), due fondamentali da fondo incisivi e regolari: il colpo naturale è il rovescio bimane, anche se è con il dritto che prende più rischi cercando di chiudere il punto o quanto meno aprirsi il campo. Buona rapidità di gambe a dispetto dell’altezza (191 cm) e riflessi felini alla risposta. «È stata la settimana perfetta - esulta Jannik - Non ho mai giocato così bene. L’attenzione dei media? Non so se Nadal o Federer la gradiscano ancora, ma io sono all’inizio e mi diverto».

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Cinque anni prima di Sinner e diverse centinaia di chilometri più a Sud, a Roma per la precisione, è nato Matteo Berrettini che in questi giorni sta giocando le Atp Finals a Londra, terzo italiano a riuscirci dopo i miti Panatta e Barazzutti. Anche per Matteo, a gennaio, le prospettive stagionali non contemplavano la possibilità di salire su un aereo destinazione Regno Unito. Invece, zitto zitto, Berrettini è riuscito a realizzare l'impossibilecon una favolosa scalata a suon di risultati. Due tornei vinti, otto semifinali raggiunte in totale tra cui quella prestigiosissima agli Us Open e un ottavo di finale a Wimbledon. «Già mi faceva impressione essere tra i primi 50 del mondo, figuriamoci tra i primi 8 - dice Matteo - non ho ancora realizzato bene quando sta accadendo». Diceva Matteo a inizio Masters. Poi sono arrivate le sconfitte con Djokovic e Federer. Roba che ti fa perdere le motivazioni? Macché. «Sono soddisfatto, per quanto lo si possa essere dopo una sconfitta – ha detto oggi Matteo dopo il ko con King Roger - Quando sono rientrato negli spogliatoi la prima cosa che ho detto al mio team è che voglio riuscire a battere questi campioni. Oggi penso di aver dimostrato che posso giocarmela. Ma, con tutto il rispetto, voglio di più».

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Matteo è già pronto per competere con i migliori. Jannik ha bisogno ancora di due o tre anni, forse cinque per essere competitivo con i top ten. Ma una cosa sembra certa, ad oggi. Dopo anni a “invidiare” i successi delle ragazze, l'Italtennis al maschile si prepara a un futuro radioso.

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