​Roma, Schick non si sblocca: questione di ruolo, di rapporti e di ambiente

Roma, Schick non si sblocca: questione di ruolo, di rapporti e di ambiente
Schick, quindi? Che succede, ancora non siamo al top? Normale, con tutto quello che ha passato. E prima il cuore, poi i muscoli, le fragilità sono finite nella testa....

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Schick, quindi? Che succede, ancora non siamo al top? Normale, con tutto quello che ha passato. E prima il cuore, poi i muscoli, le fragilità sono finite nella testa. Patrik non si sblocca. E’ un problema di ruolo? Forse. Di rapporti con Di Francesco? Anche, forse. O magari di ambiente: nel senso che qui proprio non si trova, non si sente a casa e non libero di sprigionare le sue giocate. O forse è solo una questione di tempo. Qui siamo tutti impazienti, la Roma lo è, perché ha messo in conto di pagarlo 40 e più milioni di euro e non sono pochi. Diciamo che lo Schick che vediamo ora è meglio di quello (non) visto a inizio stagione, ma non siamo ancora al calciatore ammirato con la maglia della Sampdoria. Occasioni ne ha avute poche questo talentuoso ragazzo venuto dalla Repubblica Ceca, e quando le ha avute la Roma era nel suo peggiore momento e questo indubbiamente non lo ha aiutato. A destra no, a sinistra meglio non provare nemmeno, trequartista lasciamo stare e il 4-2-4 non fa al caso della Roma. Facciamogli fare il centravanti, allora: non c’è Dzeko, quale occasione migliore? Niente, non ci siamo. Contro il Torino viene ingoiato nella sua solitudine, non accorcia, si isola, si accende (poco) solo quando ha la palla tra i piedi. Si accende nel senso che prova a illuminare, a ricordarsi del suo talento e con il tocco astuto in area verso Kolarov, quel talento, lo rivediamo tutti. Quindi c’è, va solo tirato fuori. Ma ancora non va, non sembra inserito. Appare un corpo calato casualmente da queste parti, come a dire: “io che c’entro?”. Bocciarlo ora non ha senso, perché la classe va sempre attesa con pazienza, perché, si sa, prima o poi esce. Ma la Roma ha bisogno anche di Schick e lui questo deve capirlo. E dovrà metterci del suo, senza sparire prima del tempo. Il tocco astuto, ora c’è solo quello. Non è poco, ma ora non basta.
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Il Messaggero