Parolo che non ti ho detto: «Resto a vita». Tutti ad aspettare Biglia, Keita, de Vrij. Invece, a sorpresa rinnova Parolo, in scadenza un anno dopo. Arrivato nel 2014,...
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AFFIDABILE
Non è però solo un soldatino sull'attenti, Marco Parolo da Gallarate. E' sì, fido di Lotito, inamovibile dell'Italia, guida in campo d'Inzaghi. Ma è anche molto di più: intelligente e profondo, capace di articolare delle frasi oltre i canonici «è normale che» e «ringrazio il mister». Perché in fondo sono sempre gli allenatori a dovergli essere grati. Persino nelle stagioni più maledette: non certo la migliore l'ultima per Marco, eppure 3372' e sei gol in 40 partite fra campionato e Coppe, nonostante un doppio infortunio (stiramento alla coscia e contusione al ginocchio). Tremila minuti nell'anno dello sbarco a Roma e 10 reti. Parolo è il giocatore più utilizzato nell'ultimo biennio biancoceleste, un'affidabile tuttocampista italiano. Sa segnare come un centravanti, correre come un mediano e impostare persino come un regista. Chiedere a Conte nell'ultimo mondiale, se lo ricorda Inzaghi ora che manca Biglia: l'ex Cesena playmaker permetterebbe forse non solo a Milinkovic, ma pure a Cataldi una maggiore libertà d'azione, di pensiero e di gioia. Mercoledì sera Parolo impostava già la manovra nel servizio piatti: «Danilo, vai di qua, corri di la. Sei già stanco?». Mai da mezz'ala al suo fianco.
INDISTRUTTIBILE
Un centrocampista Tarato: il ds l'aveva già ribattezzato il nuovo Gerrard. Da Parolo ai fatti: l'agente Cavadini mercoledì a Roma ha impostato il futuro biancoceleste di Marco. Che suderà e segnerà per altri cinque anni, in tutte le maniere, per tutti i gusti. Bruciato il palato del Milan, che prima di prendere Bertolacci, lo aveva sondato con un'offerta monstre da 25 milioni. La Lazio non s'è nemmeno dovuta sedere a trattare, perché Marco sta benissimo a Roma e in estate non ha neanche trepidato per una chiamata di Conte da Londra. Dopo le fatiche azzurre, rieccolo subito in campo con la Lazio sei giornate su sei, con un riposo di 2' solo nel finale col Chievo. Già 538' minuti sulle gambe e sui polpacci. Maledetti in questa prima parte di stagione a Formello, dove si continua a temere che il rientro di Biglia possa andare ben oltre i 45 giorni di diagnosi. Pregherà, Parolo, anche per il capitano. Già ribattezzato il prete, ora esorcizzerà ogni male della Lazio finché morte non li separi. Amen.
Il Messaggero