Lazio, non Var tutto bene

Lazio, non Var tutto bene
Furibonda, ferita, delusa e acciaccata. E con un ambiente incandescente. Due Lazio che si guardano allo specchio, si osservano, col timore di non trovare una soluzione a breve e...

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Furibonda, ferita, delusa e acciaccata. E con un ambiente incandescente. Due Lazio che si guardano allo specchio, si osservano, col timore di non trovare una soluzione a breve e la paura di vedersi sfuggire di mano obiettivi importanti come la Champions. Da una parte c’è la Var, con la sua gestione e le polemiche sempre più crescenti in casa biancoceleste; dall’altra una crisi tecnica che parte da lontano. Da una squadra stanca, poco brillante e in netta flessione, come dimostrano le ultime dodici partite, con appena tre vittorie biancocelesti. Un cammino decisamente diverso e in netto contrasto con quello della squadra ammirata nella prima parte della stagione. Ad appesantire la situazione, c’è una situazione grottesca - legata alla nuova strumentazione tecnologica arbitrale - alla quale l’ambiente biancoceleste non riesce più a trovare una spiegazione logica. 

CASI ROVENTI 
Parolo, Immobile e i loro compagni, più che sfortunati, si sentono perseguitati e non riescono più a scindere le difficoltà tecniche da quelle arbitrali. Il “sandwich” di Ceppitelli e Barella su Immobile a Cagliari, seguito allo “scontro” Benatia-Leiva contro Juve costituiscono due falli da rigore non fischiati troppi difficili da digerire. Due casi che si vanno ad aggiungere agli altri sei-sette, dove il Var avrebbe dovuto “riformare alcune decisioni, come fatto a San Siro, nel match con l’Inter. La forte sensazione che si avverte nello spogliatoio laziale è che la squadra sia frenata nella corsa alla Champions, perché le partite “incriminate” potevano avere esito diverso da quello poi scaturito. 
IL DERBY IN... PARTENZA
Tutto parte dal derby d’andata con Inzaghi che si lamentò per il rigore dato a Kolarov dopo un contatto con Bastos. Ancora oggi, il tecnico laziale ne parla e non s’arrende: «Sono mesi che lo rivedo e ancora non riesco a vedere il contatto». Poi da lì c’è stato il trittico orribile con Fiorentina, Sampdoria e Torino. Nella gara coi viola, con la Lazio in vantaggio per 1-0, l’arbitro Massa non consulta il Var per un fallo netto in area su Parolo, ma usa lo strumento al novantesimo per il contatto tra Caicedo e Pezzella, concedendo il penalty alla Fiorentina. Con la Samp altro rigore non concesso per un fallo di mano, ma qui la Lazio vince ugualmente. Una settimana dopo il clou, nella gara contro il Torino: Immobile crossa, Iago Falque tocca con la mano in area, l’azione va avanti e il bomber, innervosito, si prende con Burdisso. L’arbitro Giacomelli consulta il Var, ma espelle il centravanti e non per concedere il sacrosanto rigore. Ci sono, poi, il clamoroso mani di Cutrone con il Milan, anche se qui il “danno” viene evidenziato solo mezz’ora dopo l’irregolarità per un malfunzionamento della Var.
SOCIETÀ IN SILENZIO 

In questo momento di tensione con l’Aia, le lamentele ufficiali sono state affidate a Tare, al tecnico e ai giocatori, mentre il presidente ha scelto la via del silenzio. Una linea soft, quella di Lotito, che stride con quella degli ultimi trenta anni della storia della Lazio. Basta ricordare che l’unico dossier presentato è quello dell’Associazione consumatori Lazio, che ha anche inviato un esposto alla Fifa e all’Uefa. 
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Il Messaggero